Omicidio Varani, la confessione di Prato
"Baciavo Manuel mentre lui uccideva Luca"

Omicidio Varani, la confessione di Prato "Baciavo Manuel mentre lui uccideva Luca"
di Adelaide Pierucci
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Giovedì 7 Aprile 2016, 08:07 - Ultimo aggiornamento: 16:19

ROMA - Dava baci alla testa dell'amico per dargli la forza di assestare gli ultimi colpi mortali a Luca Varani. Il cocktail servito alla vittima per stordirlo. E a ritroso l'adescamento in casa del ragazzo. Ed ancor prima i banchetti a base di alcol e coca preparati qua e là per spingere ragazzi eterosessuali ad avere rapporti con lui. Dal provvedimento in cui i giudici del Riesame negano la scarcerazione di Marco Prato, il pierre di buona famiglia che organizzava le serate con i vip, resosi protagonista insieme all'amico Manuel Foffo dell'orribile omicidio del ventitrenne Luca Varani, esce un ritratto agghiacciante. «Di una personalità malvagia e crudele», scrivono i giudici, «pronta ad uccidere nuovamente, potendosi presentare nuove facili occasioni, avendo i due colpito una persona a caso».

Le esigenze cautelari, scrive il collegio presieduto da Gian Luca Soana, ci sono tutte. Impossibile affidarsi a lui per «una misura autocustodiale», come gli arresti domiciliari. Vedi la «fredda ideazione, pianificazione ed esecuzione di un omicidio tanto efferato, preceduto da sevizie e torture, senza altro movente se non quello apparente di appagare un crudele desiderio di malvagità, dettano un giustificato allarme sociale e non consentono di fare affidamento sui sensi di colpa». «Le modalità raccapriccianti della loro azione omicida, l'efferatezza inflitte alla vittima prima di ucciderla, sono indice di personalità disturbate, prive di sentimenti di pietà e pericolose».



IL SUICIDIO
Il Riesame esclude anche un tentativo di suicidio da parte del Prato dopo la «mattanza». Lo proverebbero i referti medici. Il pierre non è mai stato in pericolo di vita. Non gli è mai stata praticata alcuna lavanda gastrica, non necessaria. «Ed inoltre», riportano i giudici, «non ci sarebbe traccia di Minias che lo avrebbe dovuto portare alla morte». Il tutto peraltro come dichiarato dallo stesso Prato ai medici: «I farmaci li ho con me per smorzare gli effetti della cocaina». Ed è il medico a certificare che nel paziente «non si evidenziano un orientamento depressivo dell'umore, e idee di colpa o di autoaccusa, nè sentimenti di vergogna».
E si parla anche della scena dell'omicidio che Prato e Foffo cercano di scaricarsi a vicenda, ma che li vedrebbe per il Riesame responsabili nello stesso modo. Prato ammette di aver tentato di strozzare il ragazzo in due occasioni. All'inizio delle torture e alla fine «per aiutare la vittima a morire», colpito da Foffo (secondo Prato) con un coltello, un martello e con un coltello a seghettino con il quale la vittima è stata quasi decapitata. «Tagliato - racconta Prato - come si affetta il pane».
 

I FESTINI
È Prato che parla: «Manuel a un certo punto voleva la forza da me, me l'ha chiesta. Manuel voleva che dessi baci sulla sua testa per dargli forza mentre lo strozzava. E anche dopo le coltellate io ho aiutato Manuel un pochino a dargli forza con le mani e a baciargli la testa». Ma non era la prima volta che Prato faceva festini per adescare ragazzi eterosessuali. Un punto sottolineato dal Riesame per avvalorare la possibile reiterazione del reato: «Il fatto gravissimo non è avvenuto in modo improvviso e non ripetibile, ma è il frutto di una condotta di Prato che dura da mesi e che è diretta ad agire, anche con violenza, nei confronti di persone che adesca, e alle quali fa consumare cocaina e alcolici». Sono i testimoni a provarlo. Un'amica, Giorgia Lorenzin, lo specifica: «So che negli ultimi mesi fosse riuscito a convincere vari ragazzi eterosessuali a partecipare a serate a base di alcol e droga e che mediante filmati pornografici riuscisse a coinvolgerli in atti sessuali. Marco si vantava delle sue gesta». Giulia Pedicini conferma un episodio capitato a un conoscente: «Marco una volta dopo una serata a casa sua ha praticato sesso orale su un ragazzo etero il quale nelle ore successive non era in grado di reagire o di rispondere al telefono».
Era stato proprio Prato ad invitare il 4 marzo a casa di Foffo Luca Varani. La chiamata come risulta dal telefono del pierre è partita alle ore 7.12. E lui che gli offre il cocktail corretto offerto il giorno prima a un altro amico, stavolta di Manuel. Alex però non aveva ceduto alle insistenze di Prato: «Ciao bello, vieni qui, fidati, che questo è fatto da me e i miei cocktail sono buonissimi». Sentito un sapore amaro non riconducibile al limone e alla vodka però Alex rifiuta.
 

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