NAPOLI - Irene è morta per una crisi di rigetto, a distanza di mesi dal trapianto di cuore, che, in una grande gara di solidarietà, aveva coinvolto anche l'ospedale Salesi. Lo hanno stabilito i periti - cardiochirurghi, cardiologi e medici legali - che hanno eseguito l'esame necroscopico sul corpo senza vita della piccina di Scampia. Secondo il pool di esperti nominato dalla Procura di Napoli, se i medici del Monaldi avessero, la sera del 24 ottobre scorso, accertato quando stava accadendo, oggi gli occhi della bimba di Scampia continerebbero a illuminarsi.
Si aggravano, dunque, le posizioni degli indagati accusati di concorso in omicidio colposo per la morte della bimba. Secondo la perizia - ordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio e dal pm Valentina Rametta - non sono stati rispettati i protocolli, quando la bambina, pallida e febbricitante, reduce da un trapianto di cuore, era stata portata dalla sua mamma e dal suo papà al Monaldi.
La piccola, dopo un elettrocardiogramma, era stata rimandata a casa. Invece era in piena crisi di rigetto. Se i medici se ne fossero resi conto avrebbero potuto sottoporla a terapia farmacologica e oggi Irene, probabilmente, sarebbe ancora viva. Magari con un altro cuore nuovo. Presto le conclusioni del pm che dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio dei medici indagati.
"Irene, morta per la crisi di rigetto dopo
il trapianto: la bimba si poteva salvare"
di Marisa La Penna
1 Minuto di Lettura
Sabato 13 Febbraio 2016, 16:39 - Ultimo aggiornamento: 16:41
© RIPRODUZIONE RISERVATA