Coronavirus, vietato muoversi da dove ci si trova: restano solo le attività indispensabili

Il premier Giuseppe Conte
Il premier Giuseppe Conte
di Giammarco Oberto
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Lunedì 23 Marzo 2020, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 10:18
Fermi tutti. Dove siete, ci restate. Nessuno può lasciare il Comune in cui si trova, né con mezzi pubblici, né con mezzi privati. A meno delle «comprovate esigenze lavorative, di urgenza o per motivi di salute».

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Questa volta l'editto non è stato anticipato da un videomessaggio di Conte e nessuno ha avuto la possibilità della fuga sul filo dei secondi come è successo a Milano due settimane fa. Il giro di vite per evitare nuove migrazioni da Nord a Sud è stato stabilito dal Viminale e dal ministero della Salute con un'ordinanza congiunta subito applicata e che rimarrà efficace fino all'entrata in vigore di un nuovo decreto del governo. E il primo effetto si è visto ieri pomeriggio in Stazione Centrale a Milano, dove decine di viaggiatori diretti verso Napoli e Salerno sono stati bloccati ai controlli, tra lacrime e scene di disperazione.
Oltre alla stretta sugli spostamenti interni, ieri il governo ne ha fissata per decreto un'altra che riguarda il cuore produttivo del Paese: per togliere il più possibile persone dalle strade, l'Esecutivo ha varato un decreto, operativo da oggi e in vigore fino al 3 aprile, in cui indica le attività produttive che possono rimanere aperte. Ovvero solo quelle essenziali per permettere la Paese di vincere la guerra al Covid-19.

IL TESTO DEL DECRETO

80 ATTIVITÀ. L'elenco in 80 voci indica le attività che devono restare aperte. Ovviamente l'intera filiera dei dispositivi medico-sanitari e della farmaceutica. Poi uffici postali, edicole, ingrosso di carta e agenzie di distribuzione di giornali, tabaccherie. Continuano a lavorare le aziende legate alla filiera alimentare, indotto compreso: vetrerie, di materie plastiche, gomma, imballaggi, macchine agricole, vestiti da lavoro. Continueranno a lavorare le aziende di trasporto, i meccanici, i corrieri per la consegna dei pacchi, gli studi di consulenza gestionale, architettura e ingegneria, i call center. La lista potrà essere aggiornata con decreto del Mise, sentito il Mef.

GLI ESCLUSI. È sospesa l'attività di fabbriche e aziende che producono beni o servizi non essenziali: «Devono completare le attività necessarie alla sospensione entro il 25 marzo, compresa la spedizione della merce in giacenza». Possono proseguire l'attività «se organizzate in modalità a distanza o lavoro agile», si legge nel testo.

SINDACATI. Tantissime aziende, anche di grosso calibro, hanno già fatto pressioni per essere comprese nell'elenco. I sindacati sono pronti a dare battaglia: se l'Esecutivo allungherà la lista con attività non essenziali - è la nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil - «siamo pronti alla mobilitazione, fino allo sciopero generale.
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