Cosparge la moglie di benzina dopo
la lite, condannato. Ma lei lo difende

Cosparge la moglie di benzina dopo la lite, condannato. Ma lei lo difende
di Francesco Campi
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Venerdì 4 Ottobre 2019, 12:45 - Ultimo aggiornamento: 16:31
CASTELMASSA È stato riconosciuto colpevole di tentato omicidio e condannato a otto anni di reclusione, mentre la giovane moglie, presente in aula e che per tutta l'udienza si era scambiata sorrisi e sguardi d'intesa con lui, seduto al banco degli imputati, circondato dagli agenti della polizia penitenziaria, è scoppiata in un pianto dirotto e irrefrenabile. Ieri il Collegio presieduto da Nicoletta Stefanutti, con giudici a latere Laura Contini e Mabel Manca, ha accolto la ricostruzione dell'accusa, formulata dal sostituto procuratore Maria Giulia Rizzo, nella sentenza di primo grado pronunciata nei confronti del 26enne Zakaria El Asri, finito in manette la notte del primo febbraio scorso per aver cosparso di benzina la moglie 19enne, impugnando minacciosamente un accendino al culmine di una lite di coppia. Le urla della ragazza avevano fatto intervenire il fratello di lui, che dormiva nella camera accanto e che lo aveva allontanato mentre la giovane donna chiamava il 118. Oltre all'ambulanza, però, nel casolare poco distante dall'argine del Po, a Castelmassa, erano arrivati anche i carabinieri, che avevano arrestato ed accompagnato in carcere il 26enne, subito accusato di tentato omicidio.

LITIGI TRA CONIUGI
Fra i due coniugi, entrambi disoccupati e di origini marocchine, con la ragazza che ha ottenuto la cittadinanza italiana, i litigi non erano infrequenti, ma stavolta tutto avrebbe assunto una piega diversa. Tuttavia la moglie, già poche ore dopo l'arresto del marito, mentre si trovava ancora in ospedale per le conseguenze dovute all'aver respirato e ingerito la benzina che le era stata versata addosso, aveva ritirato la querela nei confronti del marito, anche se per un ipotesi di reato come quella di tentato omicidio l'accusa resta comunque in piedi perché è procedibile d'ufficio. La giovane, poi, quando nella scorsa udienza, a luglio, era stata sentita come testimone, aveva cercato in ogni modo di minimizzare «Eravamo tutti e due ubriachi, eravamo stati fuori e avevamo bevuto diversi spritz. Poi abbiamo iniziato a litigare per futili motivi, lui mi ha detto di andare via e io ho iniziato a preparare le valigie, allora mi ha fermato prendendomi per i polsi e mi ha buttato sul letto. Avevo le unghie finte, mi si sono spezzate. Dopo, lui ha detto che si andava a fare una doccia e siccome abbiamo lo scaldabagno a legna, ha preso la benzina per accenderlo. È in questo momento che ha lanciato la bottiglia e il liquido infiammabile mi è venuto addosso. Avevo i capelli e i vestiti bagnati. Ma per sbaglio, non aveva intenzione di farmi del male, non l'avrebbe mai fatto. Mi bruciavano gli occhi e non respiravo bene, per questo ho chiamato il 118. Litighiamo spesso, normali litigi per la gelosia di entrambi, ma non è una persona violenta, altrimenti non lo avrei mai sposato». Su questa linea si è attesta la difesa, affidata all'avvocato Andrea Cirillo. Anche il fratello di El Asri, sentito come testimone nel corso della stessa udienza, aveva offerto una ricostruzione dei fatti meno pesante rispetto alla pesantissima accusa mossa dai carabinieri. Una versione ritenuta non credibile dai giudici, tanto che nei suoi confronti, contestualmente alla lettura della sentenza, è stato disposto l'invio degli atti in Procura perché venga valutato se sussistano gli estremi della falsa testimonianza.

    
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