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Secondo quanto ricostruito dalle indagini, Viti prelevò la donna alle Cascine e la portò in un luogo isolato, sotto il cavalcavia dell'autostrada a Ugnano, quartiere periferico del capoluogo toscano. Poi la legò a un palo e, prima di abbandonarla, le penetrò il retto con un bastone provocandole una lacerazione intestinale.
La ventiseienne venne trovata morta la mattina del 5 maggio 2014, crocifissa al palo.
La difesa di Viti, sostenuta dagli avvocati Eraldo e Francesco Stefani, aveva promosso il ricorso dopo la sentenza di appello del 3 novembre 2016 anche sostenendo la riqualificazione del reato in omicidio preterintenzionale o in omicidio colposo.