Grottammare, testimonianza chiave
al dibattimento su Casa di Alice

Un momento del processo per i fatti a Casa di Alice
Un momento del processo per i fatti a Casa di Alice
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Venerdì 22 Dicembre 2017, 04:45
GROTTAMMARE  - Testimonianza chiave al processo principale per Casa di Alice. Un operatore della struttura per ragazzi autistici, Lino Lacché, è infatti comparso di fronte alla corte del Tribunale di Fermo in qualità di teste e ha raccontato alcuni degli episodi che si sarebebro consumati di fronte ai propri occhi. Sono state dichiarazioni pesanti quelle fatte da Lacché che ha confermato alcune delle accuse mosse ai cinque suoi colleghi che furono arrestati nel mese di luglio del 2014. Lacché ha parlato di ragazzi chiusi all’interno della famosa “stanza azzurra” e lasciati dentro per intere mezze giornate confermando il fatto che, ai due fratelli che venivano assistiti nel centro diurno, a volte veniva tolto il panino portato per il pranzo. Nella testimonianza resa ha inoltre affermato che è capitato che qualche educatore gli mangiasse di fronte la torta a loro destinata.
Lacchè, che rappresenta probabilmente il testimone più importante di tutto il processo fin qui svolto, ha inoltre confermato che a due ragazze veniva a volte ritardata la possibilità di andare in bagno tanto che è capitato che finissero per farsela addosso. Una lunga testimonianza che si è protratta fino al tardo pomeriggio che avrà, molto probabilmente, peso su quella che sarà la sentenza finale. Il processo, iniziato nel mese di gennaio 2015 e che ha subito notevoli rallentamenti lungo la strada, è stato aggiornato al 17 gennaio 2018 quando si terrà la prossima udienza. Gli imputati sono cinque: Roberto Colucci, Rossana Raponi, Maria Romana Bastiani, Susan Ciaccioni e Luciana D’Amario. Il primo, difeso dall’avvocato Donatella Di Berardino, era il coordinatore delle altre quattro educatrici difese invece da Francesco Voltattorni. Sono accusati di violenze su alcuni ospiti della struttura specializzata nel trattamento dei ragazzi autistici che ha chiuso i battenti alla fine del 2014 proprio in seguito alle conseguenze dello scandalo andato in scena nel luglio di tre anni fa quando scattarono le manette ai polsi dei cinque educatori che avranno contro, in questo processo, i genitori di sette utenti della struttura che si sono costituiti parte civile e che sono difesi da Mauro Gionni, Roberta Emili e Orlando Ruggieri. 
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