Natale amaro per 50 operatori Ast di Ascoli e San Benedetto con contratti in scadenza. Ameli (Pd): «I sindaci Fioravanti e Spazzafumo alzino la voce»

Una manifestazione all'ospedale Mazzoni di Ascoli
Una manifestazione all'ospedale Mazzoni di Ascoli
di Mario Paci
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Lunedì 11 Dicembre 2023, 01:40 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 14:17
ASCOLI - Purtroppo non verrà rinnovato il contratto (soprattutto Oss) a 50 operatori sanitari all’Ast. Intanto i Pronto Soccorso continuano ad essere in affanno e perdono medici; la chirurgia del Mazzoni perde sempre più appeal con sale operatorie che non lavorano a pieno regime, si attende il nuovo robot chirurgico per l’urologia. 


Il silenzio 

 

«Sorprende ancora una volta la totale assenza di azione dei sindaci di Ascoli e San Benedetto - dice Francesco Ameli, segretario della federazione Pd - I casi sono due: o gli attuali governanti fanno finta di niente e continuano a nascondersi ancora dietro a slogan elettorali, dannosi e controproducenti, o gli stessi non si rendono conto di ciò che sta accadendo nella sanità picena». Per Ameli si lascia credere alla popolazione che nel Piceno esistano due ospedali pienamente funzionanti o per l’esattezza ad un efficiente “Dea di primo livello su due presidi”. «La verità è che sia gli ospedali che la sanità territoriale del Piceno, sotto tutti i punti di vista (organizzativo, strutturale, gestionale) sono allo sfascio, a tutto vantaggio delle strutture private del Piceno. Chi ne fa le spese purtroppo è sempre il cittadino. Siamo prossimi a fare la fine del sottomarino Titan - prosegue Ameli - con gli operatori che lavorando in condizioni precarie, loro malgrado, rischiano di mettere giornalmente a rischio la tutela della salute dell’utente minando contestualmente la propria sicurezza lavorativa».


L’inversione di rotta


Per questo motivo, il Partito democratico chiede alla Regione Marche di fare subito inversione di rotta: annullare immediatamente il mancato rinnovo dei 50 contratti e provvedere prontamente a stanziare i fondi necessari per far funzionare al meglio la sanità. «Tutti noi sia a conoscenza dell’accorato allarme lanciato da tempo dagli operatori sanitari e, nonostante ciò, risulta incomprensibile come ai livelli più alti della governance del Piceno ci sia ancora chi continua a fare orecchie da mercante.

Il disegno è chiaro: spostare sempre più servizi sanitari dal sistema pubblico a quello privato» ritiene Ameli. Infatti vista l’impossibilità di avere prestazioni (anche le più banali) all’interno della nostra provincia nel sistema pubblico, si è costretti a dover fare molti chilometri. Un problema in particolare per la popolazione più anziana, che per ridurre i disagi ricorre al sistema privato. In caso però di difficoltà economiche, spesso le persone sono costrette a rinunciare alle cure, e questo è eticamente inaccettabile. «La popolazione merita chiarezza rispetto all’organizzazione dei propri servizi sanitari dislocati sull’intero territorio - conclude Ameli - Le promesse elettorali, irrealizzabili e irrealizzate, non bastano». 

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