Ascoli, il racconto di Guido Di Stefano: «La pistola puntata su di noi, è stata una mezz'ora terrificante»

Guido Di Stefano
Guido Di Stefano
di Mario Paci
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Giovedì 22 Giugno 2023, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 14:58

ASCOLI - «È stata la mezz’ora più terrificante della mia vita. Ho vissuto un incubo che pareva non finire mai con il timore che la rapina potesse finire in tragedia come purtroppo si legge spesso sui giornali». A raccontare la rapina di Borgo Solestà è Guido Di Stefano, imprenditore, uno dei componenti della famiglia proprietaria del noto Maglificio Gran Sasso.

Nato come piccola azienda familiare, il Maglificio Gran Sasso rappresenta oggi un’icona internazionale della moda Made in Italy.

La sua storia è iniziata nel 1952 a Sant’Egidio alla Vibrata, un piccolo paese abruzzese ai confini con le Marche, grazie allo spirito affaristico dei quattro avi Nello, Eraldo, Alceo e Francesco Di Stefano. Un marchio che si è affermato a livello internazionale nella moda. Ma Guido Di Stefano è popolare anche per la sua presenza sui social con migliaia di follower (ha partecipato anche a trasmissioni televisive come Boss in incognito sulla Rai). 

Il gelato

«Eravamo in giardino assieme a mamma, la badante, mio fratello ed altri familiari, a gustarci un gelato quando sono piombati i tre rapinatori armati di pistola e con ricetrasmittenti - racconta - Con il volto travisato e vestiti di nero, sotto la minaccia delle armi, i rapinatori ci hanno intimato di rientrare nella villa, di stare calmi e non muoverci altrimenti ci avrebbero legato. Noi abbiamo obbedito. Poi ci hanno chiesto di aprire la cassaforte, ripulendola, oltre a rubare altri oggetti di valore che erano contenuti nella villa». Guido Di Stefano è ovviamente provato per quanto accaduto ma ricorda alcuni particolari. «I rapinatori erano in contatto con i complici all’esterno con una ricetrasmittente. Se avevano inflessioni particolari nel modo di parlare? Secondo me potevano essere albanesi. Il colpo è durato circa una mezz’ora, minuti che per noi sono sembrati un’eternità. Eravamo in totale loro balia, impossibilitati a comunicare all’esterno tanto che abbiamo ritrovato i nostri telefoni cellulari in giardino. E lo dico francamente, siamo stati fortunati rispetto ad altre rapine che sono avvenute in altre città d’Italia». Non era invece nella sua villa, l’altra imprenditrice, Roberta Di Stefano, ex dama della Quintana per il sestiere di Sant’Emidio, uno dei pilastri del Soroptimist, che stava tornando da un viaggio assieme al marito Matteo Formichetti e a una figlia che fra pochi giorni si sposerà. «Io in casa non c’ero ma c’erano i miei figli, i miei fratelli, mia madre e la badante e quindi può immaginare il mio stato d’animo». Una disavventura che sarà difficile dimenticare avvenuta in una città storicamente tranquilla come Ascoli, che non ha mai registrato episodi di questa gravità. «Dopo quanto accaduto - conclude Roberta Di Stefano - posso solo dichiarare che ci è andata molto bene. I gioielli sono solo oggetti ma la vita è una sola ed è la cosa più preziosa da preservare».
 

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