Gioielli e soldi rubati ad un’anziana: condannata la governante infedele

Gioielli e soldi rubati ad un’anziana: condannata la governante infedele
Gioielli e soldi rubati ad un’anziana: condannata la governante infedele
di Federica Serfilippi
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Giovedì 17 Dicembre 2020, 08:20

ANCONA  - Va a fare le pulizie in casa di un’anziana e, tra una spolverata e un’altra, ne approfitta per fare incetta di gioielli, preziosi e contanti. In tutto, circa 10mila euro di malloppo. È con l’accusa di furto aggravato che ieri mattina il giudice Elisa Matricardi ha condannato a un anno di reclusione, pena sospesa, una 52enne albanese residente a Sassoferrato. Alla vittima, una donna jesina di 80 anni, andrà una provvisionale di 7mila euro. Quest’ultima aveva provato bonariamente a risolvere la questione, mettendo la collaboratrice domestica di fronte alle sue responsabilità, ma allo stesso tempo cercando un modo per non portarla a giudizio.


La 52enne aveva così deciso di incontrare l’anziana per restituire quanto sottratto in maniera illegale, nel giugno 2016.

In realtà, stando a quanto emerso, la straniera si era presentata all’incontro, avvenuto alla stazione di Jesi, con della bigiotteria di poco valore. Nessuna traccia dell’oro e dei monili più importanti, anche dal punto di vista affettivo. L’intermediazione era così fallita miseramente. Ne è seguita la denuncia, sporta dall’anziana vittima, rappresentata in udienza come parte civile dall’avvocato Francesco Sorana. Secondo quanto rilevato nel corso del procedimento, la domestica lavorava dalla jesina da un paio di mesi quando è avvenuto il furto.

Era stato scoperto perché l’80enne, nel pomeriggio del 7 giugno 2016, aveva ravvisato da una busta un ammanco di 300 euro. Andando a controllare meglio, era saltata fuori la sparizione di circa 10mila euro di preziosi: erano stati rubati ciondoli, collane, spille, braccialetti e pietre, oltre ad alcuni pezzi di bigiotteria di scarso valore. Essendo la casa in ordine e non essendoci segni di scasso, l’anziana aveva subito pensato che l’unica che aveva avuto libero accesso all’appartamento era la donna delle pulizie: aveva lavorato dalla vittima poche ore prima della scoperta del furto.


Contattata telefonicamente, l’imputata aveva ammesso parzialmente le sue colpe. In un primo momento, aveva consegnato 250 euro. Poi, era stato programmato l’incontro alla stazione di Jesi per restituire il resto. Si era tenuto dieci giorni dopo il furto. La donna delle pulizie, come raccontato dalla vittima in querela, si era presentata con pochi pezzi di bigiotteria. Una minima parte della refurtiva e, tra l’altro, di scarsissimo valore rispetto al resto. L’anziana aveva detto alla 52enne di tenersi gli oggetti e se ne era andata. Svanita l’ultima possibilità di poter venire incontro all’imputata, la jesina non aveva potuto far altro che sporgere querela contro l’ormai ex collaboratrice domestica. 

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