Bimbo di 5 anni trovato morto in cucina
Papà sotto torchio, madre incinta all'ospedale

Bimbo di 5 anni trovato morto in cucina Papà sotto torchio, madre incinta all'ospedale
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Venerdì 5 Gennaio 2018, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 18:04

CUPRAMONTANA C’è un bambino a terra in cucina, non respira. I soccorritori tentano in tutti i modi di far ripartire il cuoricino ma non ce la fanno. Il piccolo è morto, aveva 5 anni. La mamma non si dà pace, è incinta e si sente male. La portano in ospedale. Anche il padre viene accompagnato fuori di casa, ma per essere portato in caserma. Lui ha 24 anni, è di origini macedoni. C’è il sospetto che le sue dita premute sul collo del piccolo (H.I. le iniziali) in un gesto d’ira folle possano aver disegnato il quadretto di morte in un quartiere residenziale di Cupramontana. È stato interrogato per ore nella caserma in paese dai militari e dal pm Valentina Bavai. Sono le 18,15 quando suona l’allarme dall’appartamento al primo piano di una palazzina al civico 17 di via Bonanni. Nella prima telefonata al 118 c’è la voce concitata di uno straniero, impossibile da decifrare per l’operatore. Poi passa il telefono a qualcun altro che in italiano riesce a farsi capire: c’è un bambino in casa, non respira. La centrale operativa del 118 invia subito sul posto l’automedica e un’ambulanza della Croce Verde. C’è frenesia in casa, e disperazione. I sanitari accovacciati sul corpicino esanime disteso in cucina tentano tutte le pratiche rianimatorie. Per 40 minuti provano a strappare il bimbo dalla morte, ma devono arrendersi. Spente le speranze, si accende la disperazione. La mamma è sotto choc. Attende il terzo figlio, è al settimo mese di gravidanza, la coppia di macedoni ne ha un altro piccolo. Lei non resiste al dolore, devono portarla all’ospedale di Jesi. Suo marito viene preso in consegna dai carabinieri di Cupramontana, 24 anni, disoccupato, soffre di problemi psichici. Lui viene portato in caserma per essere interrogato, il quartiere della palazzina dell’infanticidio è isolato, chiuse tutte le vie.

 

Arrivano gli specialisti della Scientifica. Attendono il pm di turno, il sostituto procuratore Valentina Bavai, e puntano dritti all’auto di famiglia, la Toyota Yaris parcheggiata in una stradina laterale, via Bartolini. Trovano tracce di sangue nell’abitacolo. Poi entrano in casa, a raccogliere altri indizi per avere le prove che si tratti davvero di un raggelante omicidio. Gli investigatori cercano di capire cosa davvero possa essere accaduto nelle ultime ore di vita del piccolo. Se davvero, come si ipotizza, il padre abbia ucciso il bimbo nell’auto, strangolandolo, e poi lo abbia portato ormai esanime dentro l’appartamento dov’erano presenti altri familiari. Mentre i militari della Scientifica scattano foto e cercano tracce, il pm in caserma mette sotto torchio il padre. Domande serrate per tentare di ricostruire un delitto maturato nella palazzina di tre piani abitata da tutte famiglie macedoni. Al primo piano la famiglia del bimbo morto, al piano di sopra i nonni. I vicini di casa dicono di non conoscerli troppo bene. Non si direbbe un modello d’integrazione. Non fanno vita di paese, li vedono frequentarsi tra loro per far giocare i bimbi. L’infanticidio avrebbe avuto come scenario questo microcosmo un po’ chiuso in se stesso, e una famiglia costruita dal macedone di 24 anni e dalla moglie, anche lei giovane. Due figli piccoli e in attesa del terzo. Lui non lavora e deve convivere con problemi psichici. Forse un lampo di follia ha fatto affondare le dita del papà sul collo del bimbo. Ma per ora sono ipotesi, servono conferme. Poco dopo le 22 la salma del piccolo viene rimossa sotto gli occhi di una piccola folla di curiosi e del sindaco di Cupramontana Luigi Cerioni. «Sono addolorato, sconcertato per questo grave fatto che turba tutta la comunità», dice con la voce rotta dalla commozione. « Non conosco più di tanto questa famiglia, qui a Cupramontana non abbiamo problemi d’integrazione».

La scena passa dalla palazzina alla caserma, dove il padre sospettato di avere ucciso il figlio viene incalzato dalle domande degli inquirenti. Per lui sarà lunga la notte che ha spezzato la vita del suo bambino di cinque anni.

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