«Anche senza virus il mio cuore in tilt. Gli angeli esistono». Il grazie di Sabino

Sabino Morra in una foto ricordo con il personale del reparto
Sabino Morra in una foto ricordo con il personale del reparto
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Martedì 14 Aprile 2020, 08:10

ANCONA  - Ma che succede a chi, pur scampando al virus, ha bisogno di terapie in grado di salvare la sua vita in bilico? Ce lo saremo chiesti in molti, vedendo i bollettini sui reparti rianimazione affollati di pazienti affetti da Covid-19. La risposta, rassicurante, è nel racconto commovente della sua esperienza personale fatto ieri da Sabino Morra, 62 anni, ispettore della Polmare in pensione, molto conosciuto nell’ambiente dello spettacolo come regista e organizzatore di eventi. Il 6 aprile scorso ha avuto un attacco cardiaco nell’abitazione di Brecce Bianche. Dopo un massaggio salva-vita e l’intervento del 118, che l’ha tenuto in vita a colpi di adrenalina e defibrillatore, l’hanno ricoverato in terapia intensiva agli Ospedali Riuniti di Ancona. 

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Una settimana fa il polo sanitario di Torrette, che solo da pochi giorni ha un calo dei ricoveri di pazienti gravi, era in piena emergenza, con circa 180 ricoverati affetti da Coronavirus, 42 dei quali in terapia intensiva. Per tutte le emergenze non Covid che richiedono terapie intensive restavano 20 posti nella Rianimazione ospedaliera e altri 10 in quella cardiochirurgica. Ma in quella roccaforte, anche nell’emergenza più acuta, medici e infermieri hanno continuato a salvare la vita di tante persone, come Sabino Morra.

L’ispettore in congedo, che fino al marzo 2018 ha lavorato alla frontiera del porto di Ancona nella polizia giudiziaria, è rimasto sedato per tre giorni, fino al risveglio di giovedì, e ora grazie ai continui miglioramenti ha potuto lasciare la Terapia intensiva, anche se resta ricoverato all’ospedale regionale. Ieri ha rassicurato con un post sul suo profilo social i tanti («pregavano per me dalla Lombardia alla Puglia») che si erano preoccupati per lui. E il suo ringraziamento ai sanitari di Torrette è un bollino di qualità sulla tenuta della sanità anconetana anche extra-Covid. Morra, che tante volte in porto ha contribuito a salvare vite scoprendo clandestini che rischiavano di morire nei cassoni dei tir o aggrappati ai semiassi dei camion, dedica uno speciale ringraziamento «a tanti nuovi angeli che hanno fatto il miracolo più importante, tutta l’equipe medica e non solo dell’Utic».

«Uno staff straordinario», è il tributo di Morra, che ne elogia le doti non solo professionali, ma soprattutto umane. «Mi hanno accolto come un fratello o un padre e mi hanno coccolato dai primi giorni, quando le speranze erano davvero poche - racconta -. Loro hanno creduto, mi chiamavano Sabino, mi hanno svegliato urlando il mio nome: erano la mia finestra sulla vita». 

L’ex detective della Polmare, che abita ad Ancona ed è anche attore di teatro regista e scenografo, confessa di aver amato quelle persone. «Fanno una professione che spesso non viene apprezzata quanto dovrebbe.

Hanno una preparazione straordinaria ma soprattutto una grande qualità: ti aiutano perché hai bisogno, sono pronti anche a mettere a rischio la propria vita».

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