CASTELFIDARDO- E’ morto di infarto mentre stava lavando i piatti in cucina. Da giorni nessuno lo aveva più sentito e così quei pochi amici che gli erano rimasti hanno fatto intervenire le forze dell’ordine nella sua abitazione a Castelfidardo. All’irruzione di vigli del fuoco e carabinieri, è stato ritrovato riverso a terra davanti al lavabo della cucina, con l’acqua che ancora sgorgava dal rubinetto e i piatti sporchi da finire di lavare. Se ne è andato così Sergio Picciafuoco, 76 anni, uno dei personaggi più controversi della storia giudiziaria italiana, che tutti conoscevano a Osimo, dove era nato e cresciuto e a Castelfidardo, dove poi ha vissuto.
Le chiamate
Si è conclusa così, in solitudine, l’esistenza di un uomo tormentato e finito agli onori della cronaca nera nazionale per essere stato condannato all’ergastolo nel 1988 come uno dei responsabili della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Da giorni gli amici che lo chiamavano non ricevevano risposte al suo cellulare e così, dopo essere sentiti fra loro, hanno deciso di allertare i carabinieri che si sono portati nell’abitazione in via Breccia, vicino alle scuole medie, in pieno centro storico. Al campanello nessuno ha risposto ai militari che così hanno fatto intervenire i vigili del fuoco di Osimo per forzare il portone. Una volta dentro lo hanno trovato già esanime a terra davanti al lavandino della cucina.
La cremazione
Secondo il medico legale era morto per arresto cardiocircolatorio da almeno due giorni, ma gli amici non lo sentivano da quasi una settimana. I carabinieri, assodata la morte naturale, hanno dato il nullaosta ai famigliari che, evidentemente seguendo i voleri di Sergio Picciafuoco, hanno fatto deporre la salma nella Rsa all’ex ospedale di Castelfidardo senza allestire camera ardente e cerimonie funebri, disponendo subito la cremazione. La vita di Sergio Picciafuoco è di quelle da romanzo criminale. Lui stesso, in una lunga lettera aperta scritta 10 anni fa esatti, ammise di aver commesso reati predatori, furti e ricettazione. Una giovinezza travagliata la sua, trascorsa tra condanne e militanza negli ambienti dell’estrema destra, anche se lui ha sempre smentito di aver aderito ai Nuclei armati rivoluzionari.
Quei trascorsi hanno evidentemente pesato nella condanna per la strage di Bologna.