CASTELFIDARDO La razionalità del professore prevale sull’istinto naturale e sulla comprensibile sete di rivalsa di un uomo costretto per 6 anni alla gogna, allontanato dalla scuola di Castelfidardo in cui insegnava con l’infamante accusa di carezze hard e maltrattamenti nei confronti di tre sue alunne di terza media. «Non voglio vendicarmi di nessuno, ma mi interessa che questa vicenda serva da insegnamento ai ragazzi: non si gioca con la vita delle persone», è il monito di Giovanni Di Presa, l’insegnante di sostegno di 64 anni assolto da ogni accusa in Appello, dopo una condanna a un anno e 4 mesi in primo grado per i soli maltrattamenti.
Il macigno
Assistito dagli avvocati Gianni Marasca e Susanna Randazzo, dopo 6 anni passati sulla graticola giudiziaria oggi si sente libero da un macigno insostenibile. «Ma la mia vita è rovinata per sempre», riflette. I giudici d’appello nelle motivazioni della sentenza ipotizzano che tutta la classe possa essersi coalizzata per protestare contro il professore: forse un complotto a seguito del “sequestro” di un cellulare a scopo punitivo e del lancio i un libro. Episodi che, per i giudici, avrebbero esacerbato gli animi degli alunni. Gli atti non sono stati rimessi alla Procura, sia perché all’epoca dei fatti gli studenti avevano tutti meno di 14 anni sia perché per ipotizzare il reato di calunnia occorre la prova della consapevolezza, che in questo caso non sussisterebbe. In ogni caso, il docente non ha sete di vendetta, anche se non esclude azioni che valuterà con i propri legali. «A me interessa che i ragazzi comprendano la lezione e si rendano conto che hanno giocato con la vita del loro insegnante - commenta Di Presa -.
Le azioni
Due famiglie si erano costituite parte civile chiedendo 50mila euro di risarcimento. Un colpo durissimo per il prof che aveva un contratto a tempo determinato e dal novembre 2018 è stato sospeso dall’insegnamento. «Mi sono mantenuto riprendendo a fare il fisioterapista, la mia precedente attività, ma aspiravo a un posto di lavoro fisso», spiega. Per questo probabilmente avvierà una causa contro scuola e Ministero per chiedere da un lato il reintegro («Voglio riprendere ad insegnare, è quella la mia missione») dall’altro un indennizzo per gli oltre 5 anni trascorsi lontano dalle classi e per le chance professionali perse. «Avevo un posto privilegiato nelle graduatorie grazie all’esperienza maturata e a un titolo specifico di insegnante di sostegno conseguito alla Montessori dopo il diploma all’Isef - dice -. Ora mi atterrò alle indicazioni dei miei legali, sicuro di non essere colpevole di niente e di essere stato messo alla gogna per gioco, per tutto questo tempo».