ANCONA Farà volontariato per due anni presso una cooperativa sociale della città. Si occuperà di varie mansioni: accompagnerà i bambini a scuola, assisterà donne vittime di violenza, si prenderà cura di anziani soli e di migranti da integrare. Lo farà per 12 ore alla settimana. E se tutto filerà liscio, estinguerà così il reato di cui è accusato: aver sparato a un ragazzo di 22 anni per futili motivi.
L’accertamento
Il gip Carlo Masini ha infatti accolto la richiesta di messa alla prova avanzata dai legali di Alessandro Giordano, l’ex poliziotto anconetano di 41 anni che nella notte tra il 21 e 22 gennaio 2023 in via Flavia esplose due colpi con la sua pistola d’ordinanza, dopo essere sceso in strada per affrontare un gruppo di giovani conosciuti ai tempi in cui frequentava lo stadio e con i quali, poche ore prima, aveva avuto un acceso litigio in discoteca.
Prima sparò in aria, ma il secondo proiettile finì nella coscia di Nicolò Giommi, finito all’ospedale e operato due volte per l’emorragia.
Comincerà il prossimo 11 ottobre. Al termine dei lavori di pubblica utilità, il 13 gennaio 2027 si ripresenterà in tribunale e in quell’occasione il giudice stabilirà se avrà completato con diligenza il suo percorso di recupero. In caso contrario, finirà a processo per lesioni aggravate. Nel frattempo, dovrà sottoporsi a un piano terapeutico psicologico e a controlli assidui al Dipartimento per le dipendenze per dimostrare di non assumere alcol e droghe. Inoltre, dovrà risarcire il ragazzo a cui ha sparato (assistito dall’avvocato Michele Di Ruggero) per un danno quantificato in 4mila euro, versando rate da 167 euro al mese.
Così ha deciso il gip Masini, che aveva incaricato la Guardia di finanza di eseguire un accertamento patrimoniale per verificare lo stato di solvibilità dell’ex poliziotto, dal momento che l’istituto della messa alla prova non può prescindere da una rifusione economica dei danni. La controparte si era opposta alla Map, subordinandola ad un risarcimento di 30mila euro.
L’archiviazione
L’ex agente, che all’epoca della sparatoria prestava servizio presso il Commissariato di Civitanova come assistente capo, si era difeso sostenendo di aver subito un pestaggio da parte di alcuni ragazzi - ne conosceva solo una parte - e di essersi per questo difeso, finendo all’ospedale con ferite guaribili in 30 giorni (poi divenuti 60). Ma poi le posizioni dei 4 giovani, che aveva denunciato, sono state archiviate dal gip Sonia Piermartini.