«Brucio casa e prima o poi via ammazzo»: minacce choc, la madre e la sorella scappano per cercare aiuto

Il tribunale di Ancona
Il tribunale di Ancona
di Federica Serfilippi
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Mercoledì 30 Giugno 2021, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 10:32

ANCONA - Per mesi avrebbe fatto calare tra le mura domestiche un clima di terrore. Senza un apparente motivo, se la sarebbe presa con la sorella e la madre, minacciandole quasi quotidianamente. «Vi brucio l’auto», «Prima o poi vi ammazzo», «Do fuoco all’appartamento» il tenore degli avvertimenti urlati da un tunisino di 28 anni residente a Castelfidardo. L’incubo si era attenuato nell’estate del 2018 quando, esasperate dalla situazione, madre e figlia avevano deciso di fare i bagagli e trovare riparo non solo in un’altra casa, ma in un’altra città, lontano dalla follia del 28enne. Non avevano esitato neppure a sporgere denuncia ai carabinieri della stazione fidardense. 


Denuncia che ha portato sotto inchiesta il tunisino per maltrattamenti in famiglia. Per questo reato, ieri mattina, il gup Paola Moscaroli lo ha rinviato a giudizio. Il processo si aprirà tra quasi due anni: il 15 marzo del 2023 davanti al giudice monocratico. L’imputato verrà difeso dall’avvocato Emanuele Senesi.

Le vittime non si sono costituite parte civile e non sembrerebbero intenzionate a farlo. Avrebbero iniziato un lento e difficile percorso di riconciliazione con il 28enne (non vive più con loro).

Anche se dovessero ritirare la querela, il processo andrebbe avanti d’ufficio. Rimangono le parole delle vittime messe agli atti al momento della denuncia contro l’uomo. Stando al quadro ricostruito dalla procura, non ci sarebbero state lesioni, ma soprusi morali, ingiurie e continue minacce di morte a madre e sorella minore.

Un inferno che, a casa, si sarebbe ripetuto in maniera costante e quasi quotidiana. Da quanto ricostruito dagli inquirenti, il 28enne (che non lavorava) avrebbe perso le staffe per futili motivi, minacciando di uccidere le donne di casa, di bruciare l’appartamento in cui vivevano o l’auto che loro utilizzavano. Stanche di vivere nel terrore, nell’estate di tre anni fa le vittime avevano deciso di abbandonare l’appartamento di Castelfidardo e di trasferirsi a casa di una loro amica, in provincia di Macerata, per sfuggire alle angherie del 28enne. Per questo procedimento, sull’imputato non è mai stata applicata alcuna misura cautelare. 

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