ANCONA Settembre sarà il mese chiave per la rinascita dell’ex Iacp di via Marchetti. Proprio per l’autunno è infatti previsto che inizino gran parte dei lavori di riqualificazione da 2,5 milioni di euro cofinanziati dall’Erap (400mila euro) e dal Bando periferie. «Per le palazzine non ancora interessate dai lavori abbiamo completato la progettazione e le appalteremo entro luglio» ha anticipato l’ingegner Francesco Ferri, segretario di Erap Marche. L’ha fatto mercoledì scorso durante un incontro coi residenti organizzato dall’assessore ai Lavori pubblici Stefano Tombolini.
Il cronoprogramma
Su una i lavori esterni si sono già conclusi, su un’altra sono in corso. Sempre entro settembre partirà il restyling di una settantina di alloggi popolari (di proprietà di Erap e del Comune) ma in edifici misto pubblico-privato, che «verrà affidato a più ditte» ha spiegato Ferri. C’è poi il capitolo dei sottoservizi, ovvero la parte pubblica di fogne e illuminazione. «L’appalto verrà assegnato entro l’anno e potremmo chiudere i lavori entro giugno 2025» è la previsione del segretario di Erap. Con l’occasione, dovendo rifare ciò che sta sotto la sede stradale, si interverrà anche su alcune aree pertinenziali comuni, ovvero le fitte vie che collegano le palazzine dell’ex Iacp. Non tutte, solo quelle parallele ai sottoservizi interessati. Qui arriva la richiesta di Loretta Boni, presidente del CTP3. «Chiediamo al Comune di provare a spalmare le risorse disponibili su quante più aree del quartiere possibile» ha detto rivolgendosi a Tombolini. I lavori si sarebbero dovuti fare su tutta la superficie ma i privati non hanno mai messo la loro quota parte (circa 1,3 milioni di euro) ed il Comune e l'Erap sono stati costretti a rivedere il progetto, finanziando solo la riqualificazione di quanto di proprietà pubblica.
Cassata la rinascita di molte aree pertinenziali non interessate dai lavori ai sottoservizi e delle facciate delle palazzine misto pubblico-privato, visto che gli enti pubblici sono responsabili solo per i millesimi di loro competenza. «Quindi o i privati mettono la loro quota oppure le cose «rimarranno così» tronca Tombolini. «Fare solo una parte rischia di abbrutire anche ciò che è stato riqualificato» è la denuncia di Boni ma il discorso è chiuso. Almeno è arrivata la proroga al 31 dicembre 2025 per il termine del cantiere. Il Governo centrale ha infatti stralciato il vecchio ultimatum di ottobre 2024. Bene, ma finire nuovamente con l’acqua alla gola è un attimo.