OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
SAN MARCELLO - Ha compiuto 83 anni pochi giorni fa, e non è affatto stanco di lavorare, tutt’altro: lo scultore di origini cilene, Sergio Tapia Radic, da cinquant’anni in Italia, ha scelto come sua residenza le Marche. Per anni in quel di Ripatransone, ora vive nel comune di San Marcello. Chiedetegli se intende smettere, e vi risponderà che «non è ancora arrivato l’inizio della fine del lavoro».
Il direttore Gallo fa da guida ad Urbino: «Vi faccio scoprire palazzo Ducale»
Il talento
Sergio racconta che la sua arte arriva da lontano, e che fare lo scultore è venuto quasi naturale. «Non l’ho deciso – racconta – da bambino lavoravo con la plastilina, con cui ho fatto i miei primissimi lavori.
Il bello
Realizza spesso figure sacre, ma non lo fa «per far pregare, ma semplicemente per mostrare la filosofia dell’umano. Più che creare mi piace dire che io osservo e interpreto quello che ho davanti – si descrive così lui stesso – il poeta scrive il sentimento, io lo scolpisco. Non conta la forma, non conta il materiale, ma il sentimento che metti nel lavoro». Sentimento, e potremmo dire pure passione che lo anima ancora oggi. Ha scolpito e scolpisce un po’ ogni materiale, dal marmo alla terra passando per la pietra. Ha realizzato sculture piccole e più grandi, pure miniature, e in alcuni casi persino giganti. Due sono davvero imponenti. Una, conservata nel palazzo Bisaccioni di Jesi, che si rifà alle sacre scritture: «Larga dieci metri, poi c’è il “Giudizio Universale”, largo quindici metri, e qui racconto l’umano, tra il mitico e il religioso, come un uomo che cerca la verità». Al momento Sergio Tapia Radic la conserva però smontata. Le opere più grandi, spiega, «sono esposte nella sala di Jesi, quelle più piccole nel museo qui a San Marcello». Tra le varie figure rappresentate, si segnala anche quella della “Ballerina”.
Le esperienze
Nel corso della sua lunga vita, in Cile ha conosciuto Pablo Neruda, che di lui disse «da grande sarà un grande», ha lavorato con il premio Nobel Gabriela Mistral, «personaggi tanto grandi quanto semplici» ricorda Sergio, così come Placido Domingo. Ha realizzato anche ritratti di presidenti vissuti in periodi diversi: dal cileno Jorge Alessandri Rodriguez all’americano Kennedy, ma «sempre con lo scopo di far ricordare queste persone». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico