Sergio Tapia Radic, lo scultore scoperto da Neruda. Dal Cile a San Marcello una vita dedicata all’arte con grande umiltà

Sergio Tapia Radic ha appena compiuto 83 anni
Sergio Tapia Radic ha appena compiuto 83 anni
di Chiara Morini
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Lunedì 17 Maggio 2021, 10:00

SAN MARCELLO - Ha compiuto 83 anni pochi giorni fa, e non è affatto stanco di lavorare, tutt’altro: lo scultore di origini cilene, Sergio Tapia Radic, da cinquant’anni in Italia, ha scelto come sua residenza le Marche. Per anni in quel di Ripatransone, ora vive nel comune di San Marcello. Chiedetegli se intende smettere, e vi risponderà che «non è ancora arrivato l’inizio della fine del lavoro».

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Il talento
Sergio racconta che la sua arte arriva da lontano, e che fare lo scultore è venuto quasi naturale. «Non l’ho deciso – racconta – da bambino lavoravo con la plastilina, con cui ho fatto i miei primissimi lavori. Un giorno mio padre venne da me e mi chiese: “da grande vuoi fare lo scultore?”. Io d’istinto gli risposti “no, lo sono già”. Ho fatto le prime sculture da piccolo, a otto anni, guardando all’Italia, paese di arte ed armonia. Poi col tempo mi sono appassionato all’arte, anche perché, mio padre mi regalava libri d’arte». Viaggiava con il papà, un militare, e si ritrovava spesso in ogni parte del Cile, dalla Patagonia dove è nato. «Studiavo l’arte di Michelangelo, di Donatello – prosegue il racconto –. I miei fratelli lavoravano all’università, del Cile e lì ho realizzato una prima opera». Un trittico. Alcuni dei docenti dell’epoca, vedendolo, «misero in dubbio il mio talento, ma poi ne arrivò un altro, divenuto il mio maestro, che invece seppe cogliere la mia capacità». Quello fu il periodo in cui vinse pure due premi, nel 1962 e nel 1963, sempre in Cile.


Il bello
Realizza spesso figure sacre, ma non lo fa «per far pregare, ma semplicemente per mostrare la filosofia dell’umano. Più che creare mi piace dire che io osservo e interpreto quello che ho davanti – si descrive così lui stesso – il poeta scrive il sentimento, io lo scolpisco. Non conta la forma, non conta il materiale, ma il sentimento che metti nel lavoro». Sentimento, e potremmo dire pure passione che lo anima ancora oggi. Ha scolpito e scolpisce un po’ ogni materiale, dal marmo alla terra passando per la pietra. Ha realizzato sculture piccole e più grandi, pure miniature, e in alcuni casi persino giganti. Due sono davvero imponenti. Una, conservata nel palazzo Bisaccioni di Jesi, che si rifà alle sacre scritture: «Larga dieci metri, poi c’è il “Giudizio Universale”, largo quindici metri, e qui racconto l’umano, tra il mitico e il religioso, come un uomo che cerca la verità». Al momento Sergio Tapia Radic la conserva però smontata. Le opere più grandi, spiega, «sono esposte nella sala di Jesi, quelle più piccole nel museo qui a San Marcello». Tra le varie figure rappresentate, si segnala anche quella della “Ballerina”.


Le esperienze
Nel corso della sua lunga vita, in Cile ha conosciuto Pablo Neruda, che di lui disse «da grande sarà un grande», ha lavorato con il premio Nobel Gabriela Mistral, «personaggi tanto grandi quanto semplici» ricorda Sergio, così come Placido Domingo. Ha realizzato anche ritratti di presidenti vissuti in periodi diversi: dal cileno Jorge Alessandri Rodriguez all’americano Kennedy, ma «sempre con lo scopo di far ricordare queste persone».

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