Pesaro, Coronavirus, in quarantena due equipaggi del 118, ma non ci sono sostituzioni

PESARO - Sono loro gli operatori del 118, sempre in prima linea, che se allertati per un paziente sospetto, oltre alla normale divisa, devono bardarsi con tuta protettiva,...

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PESARO - Sono loro gli operatori del 118, sempre in prima linea, che se allertati per un paziente sospetto, oltre alla normale divisa, devono bardarsi con tuta protettiva, protezione facciale, mascherina e doppi guanti. Diverso è il caso di soccorso per incidente stradale, dove gli operatori non intervengono con le protezioni richieste per il Coronavirus, rischiando però di trovarsi, davanti a un potenziale paziente positivo. Anche per questo la criticità più evidente portata all'attenzione dagli operatori dell'emergenza è l'insufficienza dei dispositivi di protezione monouso che le centrali operative assegnano sulla base del tipo di chiamata di emergenza.


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Dunque anche gli operatori dell'emergenza, esattamente come i medici di base, denunciano l'insufficienza dei dispositivi di protezione. Sono gli operatori della centrale operativa come Nicoletta, Massimo o Federico a raccontare l'emergenza vissuta dai professionisti che a ogni chiamata in arrivo devono correre sul posto, temendo di potersi trovare in contatto con qualcuno magari contagiato dal virus. Sono due gli equipaggi del servizio territoriale 118 in capo ad Asur che attualmente si trovano in quarantena volontaria, 8 operatori fra medici e personale in ambulanza, che durante il servizio di soccorso sono entrati a contatto con casi sospetti e successivamente accertati come positivi al tampone. Impegnati su turni anche di 12 ore, ma all'acuirsi della diffusione del virus nell'intera provincia, per ogni operatore c'è un turno in più a settimana.
 
Si lavora senza sosta e in attesa che il personale in isolamento rientri in servizio perchè i due equipaggi non sono stati sostituiti. Basta citare un fatto accaduto nei giorni scorsi per mostrare il rischio reale che corrono questi operatori ad ogni chiamata di emergenza. Dopo il decesso di un paziente appena pochi giorni fa, trasportato in ambulanza al reparto di Medicina d'Urgenza del San Salvatore per un malore legato a una patologia preesistente, poi accertato positivo al tampone, proprio il personale di quell'equipaggio si trova ora in quarantena.
Le incognite
Il problema, ci dicono i soccorritori del 118, è la mancanza di scorte dei dispositivi che non sono state ancora rifornite all'Area Vasta e gli operatori più esposti usano i dispositivi attingendoli dal plafond delle 600 mascherine assegnate fino ad oggi, a doppio filtraggio ma insufficienti a garantire una copertura nel medio lungo periodo. Così quello che accade quasi quotidianamente, è una situazione in divenire, dove anche per prestare un qualsiasi tipo di soccorso, spesso il personale del 118 non ha mascherina o dispositivi adeguati per tutelarsi.
I pazienti reticenti

Nonostante gli sforzi e il carico di lavoro in aumento, racconta un operatore fra i tanti, spesso si arriva sul posto trovandosi a fronteggiare una situazione che a volte è ben diversa dalla chiamata arrivata in centrale: viene chiesto se il paziente presenta febbre alta o altri sintomi ma accade anche che chi allerta il 118, magari ometta o non dia troppo peso a certe informazioni e così l'equipaggio che poi arriva sul posto, rischia di trovarsi in una situazione di pericolo senza essere dotato delle protezioni del caso.
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Corriere Adriatico