Micam, le aziende pronte a conquistare nuovi buyer: «Il distretto da sostenere». Da Fermo solo 60 imprese in partenza

Le associazioni degli artigiani lanciano l’allarme: «Momento complesso». Preoccupa la cassa integrazione

Micam, le aziende pronte a conquistare nuovi buyer: «Il distretto da sostenere»
Micam, le aziende pronte a conquistare nuovi buyer: «Il distretto da sostenere»
di Massimiliano Viti
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Mercoledì 14 Febbraio 2024, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 11:20

FERMO Calzatura e pelletteria e una crisi che comincia a mordere e a diventare preoccupante. La voce degli imprenditori e delle associazioni di categoria descrive uno scenario completamente diverso da quello che, a prima vista e senza una interpretazione, raccontano i dati sull’export. Prendiamo viceversa i numeri delle imprese fermane presenti al prossimo Micam che inizierà domenica a Milano: 60. Il minimo storico. Al Micam del 2017 erano state circa il doppio. La pandemia, la crisi russa, il nuovo ruolo delle fiere, il crescente numero di aziende che si sono trasformate in terziste per il lusso sono alcune delle principali motivazioni. 

Il momento

«Purtroppo, conosciamo imprenditori che non raggiungeranno Milano perché stanno affrontando vicissitudini importanti. Si chiamano cassa integrazione, mancanza di liquidità e pensante inflazione: fattori che frenano gli entusiasmi e non permettono di affrontare un evento fieristico così importante con la giusta serenità» osserva Confartigianato, secondo cui questa vigilia del Micam è vissuta con più apprensione rispetto che al passato, visto che le aspettative non sono delle migliori. «I mercati stanno vivendo un momento molto particolare, partendo da quello interno che è praticamente fermo e con griffe che stanno rallentando le loro produzioni: quest’ultime hanno diminuito i movimenti verso Asia e America, da sempre sbocchi commerciali di rilievo».

Il distretto

Per il responsabile territoriale dell’associazione Lorenzo Totò: «Nel nostro distretto i grandi brand hanno ridotto l’utilizzo della filiera perché hanno aumentato la produzione nei propri stabilimenti. E questo cambio di rotta sta disincentivando gli imprenditori locali agli investimenti. La nostra associazione, insieme alle altre, non mancherà di far sentire anche al Micam la voce dei nostri associati i quali chiedono alla politica gli strumenti necessari per permettere al distretto di superare questa nuova prova: decontribuzione, liquidità, cassa integrazione ecc. Strumenti che territori anche vicini hanno da tempo. Sono altresì convinto – conclude Totò - che anche da questo momento il settore moda/calzatura uscirà più forte di prima».

Cna Fermo si sofferma sui dati fuorvianti e sugli aiuti necessari. Ma che rischiano di non arrivare proprio a causa delle statistiche. «Il settore moda soffre, ha bisogno urgente di aiuti mirati. Si agisca come fatto per la pandemia» osserva Cna Fermo. Paolo Mattiozzi, presidente di Cna Federmoda Fermo, inizia dai numeri: «L’Istat parla di nuovi record occupazionali, ma la moda sta andando in netta controtendenza. Allo stesso modo, leggiamo che importanti studi indicano il calzaturiero in fase di decollo, ma noi sappiamo che la situazione è del tutto diversa».

I dati

I dati da considerare sono quelli di una cassa integrazione in netta crescita. «Per il nostro settore la nuova legge sul made in Italy sarebbe vana se le aziende che dovrebbe tutelare nel frattempo dovessero scomparire», analizza lo stesso presidente che chiede sostegni al settore. Urgenti e mirati. La situazione è critica, riferisce Mattiozzi, anche per la tenuta del sistema occupazionale. «Fino a qualche mese fa l’urgenza era la mancanza di manodopera qualificata. Che continua a rappresentare una necessità per la sopravvivenza della manifattura italiana, ma in questo comparto i cambiamenti sono all’ordine del giorno» analizza lo stesso presidente. Sullo sfondo c’è lo stallo del mercato mondiale: «E’ fermo – sostiene lo stesso Mattiozzi - significa che i negozi sono pieni di merce invenduta, ragion per cui anche i grandi brand hanno tirato il freno a mano». Nell’ambito del Tavolo della Moda, Cna ha già chiesto alla Regione Marche di considerare questa situazione prioritaria: «Se non viene analizzata, affrontata e risolta con misure importanti e urgenti, soprattutto nazionali, rischia di far crollare il distretto».

I bandi

«Importanti sono le politiche dei bandi di Camera Marche e della Regione, che ringraziamo, ma sarà necessario integrare le risorse per favorire la più ampia partecipazione delle imprese» conclude il presidente Federmoda Fermo Mattiozzi. Una vigilia di Micam dunque carica di aspettative ma anche di preoccupazione per un distretto, quello calzaturiero fermano-maceratese, da anni alle prese con continui cambiamenti che impongono riflessioni e contromisure.

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