Calzature, nel Fermano il fatturato torna a volare. «Ma con questi costi i ricavi ora vanno in fumo»

Calzature, nel Fermano il fatturato torna a volare. «Ma con questi costi i ricavi ora vanno in fumo»
Calzature, nel Fermano il fatturato torna a volare. «Ma con questi costi i ricavi ora vanno in fumo»
di Serena Murri
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Lunedì 9 Gennaio 2023, 03:00

FERMO - Rincari record per i carburanti e costi dell’energia sull’ottovolante. Anche il motore dell’economia fermana, il distretto delle calzature, si misura con le emergenze del nuovo anno. Lo fa mentre tira le somme sui primi 9 mesi dello scorso anno a confronto con quelli del 2021. Dati, in generale, confortanti, anche se ogni settimana che passa sembra emergere una nuova emergenza. Eppure il comparto calzaturiero italiano continua il percorso di recupero dopo il virus, segnando anche un incremento a doppia cifra del fatturato (+13,9% tra le aziende del campione di associati).


Lo studio


La fotografia è scattata dal Centro studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici che evidenzia anche un aumento dell’export (+23,7% in valore e +11,7% in volume, trainato dalle griffe del lusso), che ha già superato i livelli pre-Covid (con l’eccezione, però, delle scarpe con tomaio in pelle, che presentano un gap del -11% in quantità sul 2019). Risultati premianti nei mercati comunitari (con aumenti nell’ordine del +25% in valore in Francia e Germania), in Nord America (+62%) e in Medio Oriente (+58,5%). Bene fino ad ora anche la Cina, ma soprattutto per l’alto di gamma (+43% in valore, con un +34% nel prezzo medio).

Pesanti, ovviamente, le conseguenze della guerra in Russia e Ucraina (-32% nei primi 9 mesi nell’insieme, con un -40% dall’inizio del conflitto); tra gli stati dell’ex blocco sovietico cresce il Kazakistan (+33,4%). Ma secondo Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici, «nonostante l’incremento a doppia cifra del fatturato settoriale 2022, con previsione di ritorno a consuntivo sui livelli pre-pandemia, e i segni positivi in gran parte delle variabili, il forte aumento dei costi erode i margini delle imprese, costrette ad affrontare, oltre ai rincari delle materie prime, la fiammata senza precedenti degli energetici.

C’è poi una rilevante disomogeneità tra le aziende, con 2 su 5 tuttora con fatturato sotto i valori prima del Covid.

Gli effetti della crisi appaiono evidenti anche nei dati relativi alla demografia delle imprese (con 180 chiusure tra i produttori di calzature da inizio anno, tra industria e artigianato, -4,5%), mentre nei livelli occupazionali trovano conferma il rimbalzo già registrato nei primi due trimestri (+2,3%, insufficiente, comunque, a ripianare le perdite subite nel biennio precedente) e la marcata riduzione, rispetto al 2021, delle ore di cassa integrazione guadagni autorizzate nell’area pelle (-81,6%, con ancora però un +80% sul 2019). Nelle aspettative a breve domina l’incertezza: inflazione, caro bolletta e turbolenze geopolitiche minano il clima di fiducia, frenando la domanda di beni».


Le tendenze


Nel report emerge anche la risalita nei consumi interni: +13,3% in spesa gli acquisti delle famiglie, ma ancora -3,5% sulla situazione già largamente insoddisfacente di tre anni addietro. Il contestuale balzo dell’import (+30% quantità) e la propensione al risparmio indotta dal carovita rendono sempre più serrata la competizione sul mercato nazionale, sfavorito anche da una stagione autunnale partita molto in ritardo. Analizzando le esportazioni, le vendite estere di calzature hanno raggiunto l’ennesimo primato in valore, toccando i 9,35 miliardi di euro (+23,7% su gennaio-settembre 2021), per un totale di 165,2 milioni di paia (+11,7%): non un record quello delle quantità, ma comunque il miglior risultato dal 2017 ad oggi. Il prezzo medio al paio è salito a 56,60 euro (+10,7%). Sia in valore che in volume sono state superate le cifre dei primi 9 mesi 2019 prima del Covid (rispettivamente del +20,4% e di un più modesto +3,9%).

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