San Benedetto, dopo i prof e alcuni esponenti politici protestano anche le imprese: «Ridate i corsi all’Ipsia, ci servono»

San Benedetto, dopo i prof e alcuni esponenti politici, ora protestano anche le imprese: «Ridate i corsi all’Ipsia, ci servono»
San Benedetto, dopo i prof e alcuni esponenti politici, ora protestano anche le imprese: «Ridate i corsi all’Ipsia, ci servono»
di Alessandra Clementi
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Giovedì 15 Febbraio 2024, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 12:08

SAN BENEDETTO «Oggi sono indispensabili corsi di studio sempre più avanzati che garantiscano una formazione tecnica di alto profilo così da sostenere i percorsi lavorativi futuri. I corsi revocati sono fondamentali per la creazione di professionisti nel settore dell’industria 4.0, quindi per l’automazione e il miglioramento, così come è evidente a tutti che le competenze di elettronica, elettrotecnica, meccatronica, energia e meccanica siano tra le più ricercate dalle aziende». Parole che arrivano da ben 15 aziende del territorio che hanno creato un cartello per chiedere che vengano ripristinati i corsi di meccanica, meccatronica ed energia assieme a quelli di elettronica ed elettrotecnica presso l’Istituto di istruzione “Antonio Guastaferro”.

La missiva

Una lettera destinata alla Regione in primis e a seguire alla Provincia e alla Camera di commercio affinché si compia un passo indietro reintroducendo i corsi che nel giro di due settimane sono stati istituiti e poi soppressi presso l’ex Ipsia da parte di Palazzo Raffaello.

Missiva che porta la firma di: la Western CO srl con l’imprenditore Giovanni Cimini, la Esa Elettromeccanica srl, la Res srl, la Ballatori Costruzioni srl, la Meccanotecnica Picena srl, la Partner srl, la Roland DG Mid Europe, la Centrotermica srl, la Linergy srl, la TFA Domoelectricfa, la Frigotecnica Internazionale Srl, la Ascani Elettrocomm srl, la Mercuri Paolo sas la Ksenia Security Spa e La Fenice srl. «Molti di noi- si legge nel documento inviato a Regione, Provincia e Camera di commercio - si sono formati in questo istituto e, in particolare, in corsi di studio analoghi a quelli revocati. Ci hanno offerto un insegnamento di qualità che ci ha fornito gli strumenti per avviare le nostre attività. Attività che spesso da piccole officine, si sono trasformate in aziende di medie e grandi dimensioni. Non basta: noi tutti abbiamo fra i nostri collaboratori ex studenti del “Guastaferro”. Abbiamo sempre trovato persone preparate, curiose e desiderose di apprendere. Qualità che solo un istituto di un certo spessore può dare. Siamo alla continua ricerca di figure professionalmente sempre più specializzate che sono ancora troppo poche. C’è ancora un notevole gap fra la domanda e l’offerta di quelle competenze così necessarie».

Gli interrogativi

«Abbiamo appreso – proseguono le imprese - che mentre la Regione assumeva questa decisione, è stato comunicato con giubilo l’apertura del nuovo liceo del Made In Italy. Ben venga quest’ultimo indirizzo, ma sono proprio gli istituti come il “Guastaferro” che plasmano un perfetto connubio e che danno vita all’industria e all’artigianato del Made In Italy. Molteplici sono le domande che poniamo a questi enti: a quale idea di società anelano? Quale visione del mondo hanno? Pensano al di là delle scadenze elettorali? Lavorano per garantire un ragguardevole benessere, una migliore equità, un più prospero futuro? O sono incatenati ai vostri circoli di partito noncuranti della vostra comunità? Vogliamo credere che questa decisione derivi da un momento di ottundimento ed esortiamo a ripristinare tali corsi».

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