Tentò di strangolare l'amica
Ora rischia due anni di carcere

Tentò di strangolare l'amica Ora rischia due anni di carcere
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Giovedì 27 Novembre 2014, 20:55 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 19:12
SENIGALLIA - Tentò di uccidere l’amica sedicenne consenziente, in una sorta di delirio noir, dopo aver abusato insieme a Senigallia di sciroppo per tosse ed Energy drink.

Per questa accusa ieri la Procura di Ancona ha chiesto la condanna di Giuseppe Florio, 21 anni, di Ripe, a due anni e dieci mesi di carcere. La sentenza del giudice con rito abbreviato arriverà il 15 dicembre. Il fatto risale alla sera del 30 novembre 2013 sulla spiaggia di Torrette di Fano dove i ragazzi si erano recati dopo una serata passata in discoteca.



La ragazza gli aveva chiesto di strangolarla, lui aveva stretto il collo con forza fino a farla svenire. Allora aveva lasciato la presa e lei una volta ripresasi aveva chiesto di essere portata in ospedale a Senigallia. Erano poi stati i carabinieri a notare Florio che si era recato nel reparto di pediatria per vedere la ragazza.



Lo avevano notato subito perchè aveva i pantaloni sporchi di sangue ed era ferito. Sul ventunenne gravavano altri due addebiti. Già il giorno precedente i due ragazzi avevano marinato la scuola e assunto lo stesso medicinale, dagli effetti psicoattivi se ingerito in dosi massicce e accompagnato da alcolici o bevande euforizzanti: in quella occasione nei giardini Anna Frank l'imputato avrebbe picchiato la giovane, frustandola anche con un ramo di un albero, a suo dire, per insegnarle a non avere paura del dolore.



I comportamenti sconcertanti proseguirono la sera successiva: all’uscita del Mamamia il ventunenne avrebbe preso per il collo un altro giovane che importunava la sedicenne. Per questi ultimi due episodi, però, la procura (l'indagine venne coordinata dal pm Rosario Lioniello) ha chiesto l'assoluzione. Resta in piedi invece l'accusa di tentato omicidio della giovane: il ventunenne avrebbe tentato di strangolare e di colpire con un cacciavite la ragazza che ammise di avergli chiesto di ucciderla.



L’imputato, che venne anche sottoposto a fermo e poi gravato del solo obbligo di non avvicinarsi all’amica, si era anche puntato il cacciavite addosso e auto-inferto ferite. Il difensore, l’avvocato Domenico Liso, sostiene che il suo assistito non compì alcun atto idoneo a cagionare ferite gravi alla ragazza consenziente e si fermò quando lei glielo chiese. La ragazza non si è costituita parte civile in giudizio.



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