«Botte e minacce dagli agenti penitenziari. Era tutto finto». Va a processo per calunnia Safri, l’omicida di Sabrina Malipiero

La donna era stata uccisa con 11 coltellate a Pantano

Ieri mattina in Corte d’Assise la seconda udienza per il delitto di Sabrina Malipiero del luglio 2018 Ieri mattina in Corte d’Assise la seconda udienza per il delitto di Sabrina Malipiero del luglio 2018
Ieri mattina in Corte d’Assise la seconda udienza per il delitto di Sabrina Malipiero del luglio 2018 Ieri mattina in Corte d’Assise la seconda udienza per il delitto di Sabrina Malipiero del luglio 2018
di Luigi Benelli
2 Minuti di Lettura
Giovedì 11 Aprile 2024, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 15:44

PESARO Accusavano gli agenti di polizia penitenziaria di averli picchiati. Ma a davanti al giudice ci sono finiti 3 detenuti accusati di calunnia. Uno di loro è Zakaria Safri, 40enne marocchino, all’ergastolo per l’omicidio di Sabrina Malipiero, la donna uccisa con 11 coltellate il 13 luglio 2018 in via Pantano. 


I fatti


L’intera vicenda è partita da alcune lettere manoscritte indirizzate alla procura di Pesaro con cui 3 detenuti denunciavano di essere stati picchiati, minacciati, percossi, calunniati dagli agenti della polizia penitenziaria. Ma tutto gli si è ritorto contro come un boomerang. Sono ben 24 i capi di imputazione relativi ad altrettanti episodi contestati ai tre soggetti. I fatti risalgono al periodo del covid, tra l’aprile e il maggio 2020. Un momento di subbuglio nelle carceri italiane con rivolte e proteste diffuse in tutta la penisola. Tra questi l’episodio del 6 aprile del 2020, che ha visto 108 agenti indagati per i presunti pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Un momento di massima tensione. Secondo i detenuti, un italiano e due marocchini, durante alcuni trasferimenti tra Pesaro e Bologna, sarebbero stati vittime di botte e percosse.

Ma addirittura anche di un tentato omicidio oltre che di minacce varie. Episodi descritti nelle lettere di querela.

Episodi e testimoni

Ricevute le lettere in procura, sono partite le indagini che hanno permesso agli inquirenti di far luce sugli episodi, ascoltare testimoni, scagionare gli agenti e al contrario indagare i tre estensori per calunnia. Secondo l’accusa infatti, i detenuti avevano scritto le querele di loro pugno, con lettere autografe, incolpando gli agenti di polizia penitenziaria, pur sapendoli innocenti, di queste condotte. Davanti al gup si sono costituiti parte civile 12 agenti, sette di loro sono assistiti dall’avvocatessa Marilù Pizza del foro di Pesaro. Il legale ha chiesto un risarcimento di 35 mila euro ciascuno.  Ieri Zakaria Safri, difeso dal legale Laura Biagioli, è stato rinviato a giudizio davanti al giudice monocratico con udienza fissata per il 5 luglio. Il ragazzo italiano ha patteggiato 1 anno e 4 mesi con pena sostitutiva dei lavori di pubblica utilità e risarcimento per parte civile per 1800 euro. L’altro indagato, uscito dal carcere, risulta irreperibile. Le ricerche sono state protratte fino al 2024. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA