Troppi scarti ostacolano la nuova vita della plastica: shopper illegali e organico "sporco" limitano la produzione bio

Biorepack, il Consorzio che si occupa del riciclo degli eco imballaggi in compost, lancia l’allarme

Troppi scarti ostacolano la nuova vita della plastica: shopper illegali e organico "sporco" limitano la produzione bio
di Francesco Bisozzi
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Mercoledì 19 Luglio 2023, 11:46 - Ultimo aggiornamento: 20 Luglio, 07:45

Ormai sei anni fa, era il 2017, l’Italia ha recepito la direttiva Ue sui sacchetti biodegradabili e compostabili, imponendone l’utilizzo.

Ciononostante, il tasso di “shopper” illegali in circolazione continua ad aumentare: è passato dal 22% del 2021 al 28% del 2022. Numeri che inevitabilmente allarmano la filiera delle bioplastiche compostabili. «In questo modo si erodono i margini di crescita delle aziende che operano nella legalità, il che ha inevitabilmente un impatto sulle loro possibilità di fare investimenti. Investimenti che hanno ricadute positive sia in termini occupazionali sia per l’individuazione di soluzioni innovative a ridotto impatto ambientale», avverte il presidente di Biorepack, Marco Versari. Biorepack è il Consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile. Attivo dal 2018, il consorzio si occupa della gestione a fine vita degli imballaggi in bioplastica compostabile (e delle frazioni similari) conferiti nel circuito di raccolta differenziata e di riciclo della frazione organica dei rifiuti urbani, il cosiddetto umido. Il settore delle bioplastiche riveste un ruolo fondamentale nella crescita della bioeconomia circolare, in cui l’Italia è leader a livello europeo. Il IX Rapporto sulla filiera italiana delle bioplastiche compostabili presentato di recente a Roma, durante il convegno organizzato da Biorepack, Assobioplastiche e Cic (Consorzio italiano compostatori), scatta una fotografia del comparto.

I DATI DEL SETTORE

L’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili vede in azione 271 aziende, tra produttori di chimica di base e intermedi, produttori e distributori di granuli e operatori di prima e seconda trasformazione.

Nel 2022 sono stati prodotti manufatti compostabili per un volume di 127.950 tonnellate (+2,1% sul 2021 e +226% in dieci anni). Nel complesso il settore fattura oggi 1.168 milioni di euro (+10,1% sul 2021) e dà lavoro a oltre tremila persone (+135% rispetto a dieci anni fa). Insiste Marco Versari: «Ma la crescita di un settore strategico come quello che rappresentiamo va tutelata. I materiali che entrano negli impianti di trattamento sono tanti, però il problema è che ci sono troppi scarti. Se l’organico non è “pulito” allora va separato. Più l’organico è sporco, più diventa inefficiente il riciclo». La presidente del Consorzio italiano compostatori, Lella Miccolis, aggiunge: «I manufatti in plastica tradizionale rappresentano la maggiore quantità di frazione estranea che ci troviamo nei nostri impianti di compostaggio. Questi prodotti sporcano la raccolta dell’umido domestico e così facendo diminuiscono la quantità di compost che è possibile produrre nei nostri impianti». Il riciclo organico delle bioplastiche compostabili ha raggiunto nel 2022 quota 60,7% dell’immesso al consumo, in crescita di 9 punti percentuali rispetto al 2021, superando con otto anni di anticipo gli obiettivi fissati per il 2030 (pari al 55%). I Comuni convenzionati con il consorzio Biorepack sono oltre 3.700 (il 47,8% del totale) con una popolazione complessiva pari a circa 38 milioni di abitanti (il 64% della popolazione nazionale). Agli enti locali convenzionati sono stati riconosciuti corrispettivi economici per 9,3 milioni di euro, 1,8 milioni in più rispetto al 2021, a copertura dei costi di raccolta, trasporto e trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile conferiti insieme ai rifiuti domestici.  Se si guarda invece ai numeri relativi alle attività di trattamento, emerge che i 293 impianti di compostaggio distribuiti nelle diverse regioni italiane hanno trattato 4 milioni di tonnellate di rifiuto a matrice organica nel 2022. A queste si aggiungono le 4,3 milioni di tonnellate trattate da altri 63 impianti integrati (digestione anaerobica e compostaggio). Il trattamento biologico della Forsu (frazione organica del rifiuto solido urbano) ha permesso di evitare 5,4 megatonnellate di CO2 equivalente e di produrre oltre 2 milioni di tonnellate di compost (il 34% delle quali a marchio Cic), riportando nei terreni agricoli 440mila tonnellate di carbonio organico. 

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