Giuliano e Claudio Tamburrini, storia di due portieri con lo stesso cognome e due vite straordinarie

Giuliano e Claudio Tamburrini, la storia di due portieri con lo stesso cognome e due vite straordinarie
Giuliano e Claudio Tamburrini, la storia di due portieri con lo stesso cognome e due vite straordinarie
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Sabato 30 Settembre 2023, 18:10 - Ultimo aggiornamento: 18:13

Questa è una storia d'altri tempi, iniziata 70 anni e che intreccia i destini di Giuliano e Claudio Tamburrini, il primo nato a Montegiorgio, l'altro a Ciudadela in Argentina seppure originario di Loro Piceno. Non sono fratelli, non sono parenti (almeno non di primo grado), ma hanno in comune il cognome, una storia straordinaria e la passione per il calcio. Di più: entrambi, in gioventù, sono diventati portieri e hanno militato in squadre di serie B, per poi intraprendere percorsi differenti.

La storia di Giuliano e Claudio è stata ricostruita nel dettaglio da Fiorenzo Santini, sociologo dell’emigrazione marchigiana in Argentina, storico e giornalista marchigiano. La riportiamo qui di seguito.

Giuliano Tamburrini, a lui è intitolato lo stadio di Montegiorgio

Giuliano Tamburrini nasce il 20 febbraio 1953 a Montegiorgio; un bambino come tanti che cresce sereno nel suo paese con un grande amore per il calcio (ed il ruolo di portiere in particolare) .

Cresce nel Montegiorgio ma subito entra nel mirino dell’Ascoli che lo acquista nonostante le perplessità del padre Mario che non vedeva quella di calciatore come una vera professione. Per questo da adolescente il padre la manda anche ad imparare il mestiere di orologiaio, un mestiere che diventa poi per lui una passione. Ad Ascoli Giuliano si mette subito in luce tanto che l’Atalanta se lo assicura e lo porta nel suo prestigioso settore giovanile. A Bergamo riesce ad arrivare in prima squadra (sia esordendo in Serie B che in Coppa Italia) e continuando poi una ottima carriera in Serie C con Udinese e Virescit (la seconda squadra di Bergamo). Poi nel 1985 appende le scarpette al chiodo e si ferma definitivamente a Bergamo dove si è creato la sua vita e la sua famiglia e dove torna anche alla sua passione giovanile di accomodare orologi.  La storia di Giuliano però ha un tristissimo epilogo; muore infatti nel 2000 per una brutta malattia e grazie all’interessamento di un ex-giocatore locale (Roffo Alessandrini) gli viene intitolato la stadio di Montegiorgio con una sua statua posta davanti allo stesso . E nel paese del fermano vivono ancora mamma Angela Romanella, la sorella Antonella e la cugina Bruna.

Claudio Tamburrini, la sua fuga dalla dittatura è diventata un film

Claudio Tamburrini nasce invece a Ciudadela in Argentina il 18 novembre 1954, vive e studia poi dapprima a Liniers e quindi a Buenos Aires dove si diploma e si iscrive alla Facoltà di Filosofia. Anche lui ha sempre seguito la sua grande passione per il calcio ed in particolare per il ruolo di “arquero”. Gioca dapprima nel Velez e poi a 21 anni passa all’Almagro dove gioca per due anni nella Primera B. Sono però gli anni terribili della dittatura e, a causa di una delazione,  nel 1977 viene arrestato da uno squadrone della morte e portato nel terribile centro di detenzione di Mansion Serè. Un lager dove subisce violenze e torture per mesi rischiando severamente di diventare “desaparecido”. Dopo alcuni mesi tenta la fuga con altri tre detenuti e, completamente nudi, riescono miracolosamente a fuggire dapprima in Brasile, poi Claudio poi si trasferisce in Svezia dove diventa professore di Filosofia all’Università di Stoccolma e dove scrive un libro, “Cronaca di una fuga”, libro che in seguito diventa anche un film.

«Ho sempre pensato  - racconta Fiorenzo Santini - che Claudio Tamburrini fosse di origini marchigiane, come tantissimi argentini e che ci potesse essere un incredibile collegamento tra queste due storie. Ho cercato perciò notizie sul sito dell’Università di Stoccolma e ho trovato la sua mail. Gli ho scritto e chiesto sulle sue origini: dopo poche ore mi ha risposto così: “Sono originario di Loro Piceno e ne sono addirittura cittadino onorario dal 2007. Fui invitato lì e proiettarono il film della mia storia. E’ stata una estate indimenticabile in un paese che vorrei tanto tornare a visitare”». Santini allora gli racconta di Giuliano, omonimo portiere di Montegiorgio, quasi coetaneo e giocatore di serie B come lui. Una vicenda che ha sorpreso pure lui: «È una storia pazzesca», ha detto al sociologo marchigiano. 

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