Tognazzi con il fantasma: sarà protagonista insieme a Sciarappa e Marchetti questa sera al Vaccaj di Tolentino

Tognazzi con il fantasma: sarà protagonista insieme a Sciarappa e Marchetti questa sera al Vaccaj di Tolentino
Tognazzi con il fantasma: sarà protagonista insieme a Sciarappa e Marchetti questa sera al Vaccaj di Tolentino
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Sabato 17 Febbraio 2024, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 10:48

Gian Marco Tognazzi sarà protagonista, insieme a Fausto Sciarappa e Renato Marchetti, di “L’onesto fantasma”, scritto da Edoardo Erba, alle 21,15 di oggi, sabato 17 febbraio, al Vaccaj di Tolentino (info 0733960059).

La storia

«Volevo fare – racconta Tognazzi - ancora ditta con Bruno Armando, che purtroppo ci aveva lasciato». Un lavoro insieme lungo 14 anni, con collaborazione anche di Sciarappa e Marchetti. «Prima che morisse – ricorda – io e Bruno avevamo detto di voler lavorare ancora insieme, ma non è stato possibile. Siamo quindi andati da Edoardo Erba e gli abbiamo chiesto di scrivere un testo sull’amicizia e sul teatro. Non si parla del lutto e non è un omaggio a chi non c’è più. Ripeto, è una storia universale, adatta a essere rappresentata anche da tre attori diversi da noi». La storia è di quattro attori, divenuti amici. A un certo punto uno muore e restano in tre. «Gallo, il mio personaggio – spiega Tognazzi – divenuto famoso al cinema, Costa (Renato Marchetti) e Tito (Flavio Sciarappa). I due, al palo, cercano di coinvolgere Gallo per tornare insieme in tournèe. Ci sarà il fantasma dell’amico morto, che si chiamerà Nobru, in onore di Bruno. Si tratta di provare Amleto nella storia, ma c’è ben poco di Shakespeare, usato al nostro servizio».

Le riflessioni

Amicizia, quindi, ma anche teatro. «Dai personaggi - spiega il protagonista - arriva anche una riflessione sulla rivalità e la gelosia, presenti che ci possono essere quando si lavora in gruppo e si fa teatro come nella nostra generazione». Alla base, però, sempre la squadra: «Tecnici e attori, sia a teatro che al cinema, sempre come una famiglia». Esperienza questa comune a suo padre il cui ricordo più bello che ha Gian Marco Tognazzi è legato a un episodio accaduto nel 1990. «Ero presentatore, facevo un po’ di tutto – ricorda – Ugo mi vedeva un po’ confuso. Dopo il mio Sanremo mi sono rimesso in gioco, ho ricominciato e ho deciso di approfondire. Venne a vedermi nello spettacolo “Crac” e rimase scioccato a tal punto che, lui che era timido e non esternava mai i suoi sentimenti, è schizzato in piedi. Vide in me una maturazione artistica e questo episodio ha cambiato il rapporto che avevo con lui. Finalmente eravamo “coetanei”, parlavamo liberamente di lavoro e questo ha anche risolto il rapporto padre-figlio. Aver potuto lavorare con lui per 10 mesi mi ha anche lasciato in pace con la sua perdita».

Il lavoro

Tognazzi fa il “vinificattore”: «Sono attore per passione, nella mia azienda vitivinicola condivido la filosofia di Ugo, oltre che il nome “Tognazza”. Ugo anticipò il km 0 e, ispirandomi a quello, veicolo lo stare insieme con un buon bicchiere di vino. Ugo era serio e onesto, ma viveva con leggerezza, allo stesso modo io faccio un prodotto serio e comunico non solo dal lato tecnico, ma della soggettività. Ugo amava rischiare in cucina e io applico il suo metodo. A volte in azienda organizzo serate, informali, con musica, momenti di condivisione vera. Lo abbiamo ricordato io e i miei fratelli, Maria Sole e Ricky in due documentari, e tutti e quattro in un libro, tanto che da quel volume ne escono quattro di Ugo, uno per ciascuna visione che avevamo di lui». Gian Marco chiude dicendo che «la prima fake della storia è sua, fingendo sulla rivista “Il male” di essere un capo brigatista, fu uno scherzo».