​La strage di Nassiriya
e la storia di Marco Beci

​La strage di Nassiriya e la storia di Marco Beci
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Martedì 11 Novembre 2014, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 11:23
PERGOLA - Chi è Marco Beci? Pochi, oggi lo ricordano, anche se sono passati solo 11 anni da quel 12 novembre 2003, quando, nella strage di Nassiriya, in Iraq, un'esplosione distrusse un blindato in cui oltre ai militari viaggiava un operatore civile marchigiano.



Diciannove morti italiani, 9 gli iracheni che persero la vita. Beci aveva 43 anni e tre figli, l'ultima piccolissima, che lo aspettavano a Pergola. Si trovava quasi per caso nella base Maestrale. Aveva individuato la sede per l'ufficio con cui avrebbe gestito, per conto del ministero degli Esteri, i progetti di ricostruzione dell'ospedale e dell'acquedotto. Non ha fatto in tempo. Il libro “Morire a Nassiriya, Marco Beci, un italiano a servizio del mondo”, del giornalista Rai Vincenzo Varagona, vuole restituire memoria a un episodio, a un sacrificio, prendendo come esempio la figura di un uomo che ha dedicato la sua vita alle popolazioni messe in ginocchio dai grandi scenari di guerra.

Dopo la laurea in scienze politiche Beci lo troviamo in Africa, dove salverà Goitom, il suo autista eritreo, “accerchiato” dal conflitto con l'Etiopia, il Paese in cui era andato a lavorare. Si sposa con Carla, nascono Vittoria, Giacomo, Maria Ludovica. Nella guerra dei Balcani Beci mette in salvo due bambini, Sanja e Aladin, mutilati dalle bombe, consentendo loro, con il ricovero nel centro specializzato di Budrio (Bologna) di ricominciare a camminare e avere un'esistenza normale. Infine, l'Iraq.



Attraverso le testimonianze di familiari, amici, religiosi, addetti alla cooperazione internazionale, il libro racconta l'itinerario di vita di Beci, che è anche quello dei suoi amici della Comunità di San Marco, a Pergola, creata da un sacerdote, don Lino Ricci. Toccante la poesia che la figlia più piccola, Maria Ludovica, ha dedicato al padre, pubblicata in copertina. Le pagine iniziali sono curate dalla moglie, Carla, e da Andrea Angeli, all'epoca portavoce della Coalizione Onu a Nassiriya. Fu lui a dare per primo la notizia dell'esplosione.

L’incipit del libro è appunto di Carla Baronciani. “12 novembre 2003 - Sono a casa con la piccola Maria Ludovica; Vittoria e Giacomo sono a scuola. Mamma mi telefona a metà mattinata: "Accendi la tele, è successo qualcosa laggiù dov'è Marco…". Le prime immagini confuse, la caserma, il fumo, lo sgomento di chi parla. "No Marco non è lì… proprio ieri scherzavamo al telefono sulla difficoltà della vita da campo, lui è alla base militare di Tallil".



Trascorrono le ore, si comincia a fare un primo bilancio della strage… Arrivano le 20, faccio sedere a tavola i ragazzi, ancora nessuna notizia, riesco a stento a trattenere la preoccupazione. Accendo la Tv, comincia il Tg5, e sento quella frase di Enrico Mentana che non riuscirò mai più a dimenticare: "… è stata identificata anche l'ultima vittima, è un civile ma non possiamo darvi le generalità perché la famiglia non è stata ancora avvisata". Intorno a me si fa tutto buio, riesco a dire ai ragazzi di stare tranquilli, che è impossibile, che non parlano di noi. Non riesco neanche a finire la frase, che sento bussare alla porta. Vittoria avverte: “Sono i carabinieri...”.



Il volume sarà presentato sabato prossimo, alle 17,30, nel Teatro ‘Angelo dal Foco’ di Pergola. Interverranno il sindaco, Francesco Baldelli, il presidente della Regione, Gian Mario Spacca. Ci sarà Aladin, ormai adulto. La famiglia ha organizzato nel foyer del Teatro una mostra delle fotografie che Marco aveva scattato durante la sua missione in Africa. Nella presentazione, condotta dal giornalista Federico Temperini, interverranno alcuni testimoni, verranno letti brani tratti dal libro e sono previsti interventi musicali del maestro Marco Santini.



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