Il grande tenore Juan Diego Flórez, direttore artistico del Rof, sulla partenza del festival: «Che bello lavorare con i giovani»

Il grande tenore Juan Diego Flórez, direttore artistico del Rof, sulla partenza del festival: «Che bello lavorare con i giovani»
Il grande tenore Juan Diego Flórez, direttore artistico del Rof, sulla partenza del festival: «Che bello lavorare con i giovani»
di Fabio Brisighelli
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Venerdì 11 Agosto 2023, 03:00 - Ultimo aggiornamento: 12:17

PESARO - Juan Diego Flórez, tenore di fama mondiale, è peruviano di nascita (Lima,1973), ma italiano d’adozione, o per meglio dire pesarese, visto che è artisticamente esploso appena ventitreenne sul palcoscenico del Rossini Opera Festival nel lontano 1996 con l’opera rossiniana “Matilde di Shabran”. È, la sua, una voce tenorile dal canto fluido e sfumato, di spiccata intensità espressiva; mirabile nel legato e perfetta nell’intonazione, spettacolare nel registro acuto e sopracuto: in una parola, è lui la quintessenza del “belcantista” classico. Da qualche tempo è anche impegnato in un incarico istituzionalmente di prestigio, quale direttore artistico appunto del Rof.

 
Juan Diego Flórez, il tenore “virtuoso” di Rossini, riveste ora anche la carica di direttore artistico del festival rossiniano. Come si sente in questo suo nuovo ruolo? 
«Mi sento molto onorato di ricoprire questo ruolo, di dare il mio contributo a disegnare le edizioni del festival mettendo in pratica la mia esperienza acquisita in 27 anni di carriera.

Poi mi piace molto lavorare con i giovani, e questo è un festival che ha molti giovani nei cast delle opere che presenta. L’Accademia Rossiniana, in tal senso, nel preparare e mettere a disposizione delle giovani voci rossiniane per il palcoscenico, svolge un’azione di grande rilievo. Si è dimostrata molto efficace lungo tutti questi anni nell’introdurre nel mondo lirico grandi cantanti non solo rossiniani, ma anche di altro repertorio, oggi presenti nei più grandi teatri del mondo».

Per restare alla sua ormai “leggendaria” presenza artistica nelle stagioni del festival pesarese, vuole indicarci alcuni dei momenti più significativi da lei vissuti sul palcoscenico rossiniano? 
«Tanti i momenti belli, a partire dal mio debutto, che è stato il punto di partenza per tutto quello che è seguito nella carriera. Ricordo l’emozione della “prima”, ma anche le emozioni provate nei giorni di prova. Avevo solo due settimane per imparare quella parte indiavolata di Corradino nella “Matilde di Shabran”, e ho dovuto correre contro il tempo. Uscito alla fine per l’applauso, ho avuto una grande ovazione, che mi ha dato sicurezza, e che mi ha portato bene quando successivamente ho cantato alla “prima” della Scala. A Pesaro sono tornato più volte con mia grande soddisfazione: qui ad agosto ho sempre potuto ricaricare le batterie per partire al massimo nella nuova stagione autunnale. Oltre alla “Matilde” di Martone, ricordo con gioia le tre opere che ho cantato con la regia del compianto Ronconi: “La Cenerentola”, bellissima, “La donna del lago”, “Il barbiere di Siviglia”». 

Le scelte di repertorio degli ultimi anni l’hanno vista trascorrere dall’amato Rossini in direzione romantica (Bellini, Donizetti), verso il genere “lyrique” francese (Gounod, Massenet), verso lo stesso Puccini (La bohème). Dica qualcosa al riguardo. 
«A fare opere bellissime di stili diversi, nei ruoli di Romeo, Werther, Hoffmann, o anche Rodolfo, nonostante il mio primo amore sia sempre il Belcanto, mi fa sentire in una situazione privilegiata e appagante. In questi altri repertori hai l’occasione di conoscere direttori d’orchestra e cantanti diversi, aprendoti a un mondo più ampio che ti arricchisce musicalmente e artisticamente. Rossini mi è poi d’aiuto con Verdi, che io considero ancora Belcanto. Cantare “Rigoletto” o “La traviata” è per me più facile, perché ho uno stile stabilito dall’inizio da Rossini».

Lei è stato al Teatro delle Muse di Ancona in due occasioni, nel 2004 e più di recente due anni fa, per il centenario della nascita di Franco Corelli. Che ricordo ne ha? 
«Ho dei ricordi bellissimi di quelle due occasioni. Mi sono sentito onorato di celebrare un tenore così grande come Corelli. Spero veramente di tornare ad Ancona e di fare qualche altro concerto».

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