Francesco Guccini: «A Suviana la mia infanzia, inaccettabile morire sul lavoro»

Il cantautore: «È un luogo a cui sono profondamente legato, ci sono andato tante volte, anche da giovane, a nuotare nel lago o in canoa e ho tanti ricordi»

Francesco Guccini: «A Suviana la mia infanzia, inaccettabile morire sul lavoro»
Francesco Guccini: «A Suviana la mia infanzia, inaccettabile morire sul lavoro»
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Mercoledì 10 Aprile 2024, 22:54

«Il mare è poi come il bacino di Suviana, solo più largo e lungo, e c'è la rena, invece che la mota, per terra». Un mare posticcio ma del cuore per Francesco Guccini, ancor più oggi quando quell'acqua invadendo la centrale, dopo un'esplosione, ha tolto la vita a degli operai. «Delle morti inaccettabili», dice il gran maestro di musica e poesia che aveva magnificato Suviana nel suo romanzo Croniche Epafaniche. La casa di Guccini è sempre a Pàvana, una manciata di chilometri e una regione più in là, ma Suviana è un luogo affettuoso che oggi però è di dolore. «Qui ho imparato a nuotare, è un luogo a cui sono profondamente legato, ci sono andato tante volte, anche da giovane, a nuotare nel lago o in canoa e ho tanti ricordi», dice ora che Suviana nelle cronache odierne lega il suo nome a disgrazia e morte.

 

«Sono scosso per la tragedia della centrale idroelettrica del lago di Suviana. È una tragedia indescrivibile, una ferita che mi provoca grande sofferenza - fa sapere il poeta e cantautore - Sono vicino alle famiglie delle vittime a loro esprimo le mie condoglianze.

Morire sul posto di lavoro è inaccettabile». Così quel luogo magico, scelto anche per presentare il suo penultimo lavoro tra le pendici del Parco delle acque, quell'unico mare per chi abita a cavallo dell'Appennino tosco emiliano, è offuscato dalla disgrazia di chi muore solo per lavorare. L'esplosione, il fumo, la morte, le ricerche disperate dei vigili del fuoco stridono con quella pagina delle Croniche in cui Suviana, nonostante «la mota, la puzza di marcio» e persino la carogna di un maiale purtrefatto «giù per la scarpata prima della diga» o «un gatto morto in un pezzo di tubo», restituisce persino la magia di chi si inventa un mare tutto suo. Un mare con «i sassini e i vetrini limati dall'onda» e anche le conchiglie. Marce anche quelle nonostante il candore. Marce come l'acqua limpida di Suviana, ora assassina.

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