Torture al Beccaria, gli agenti si difendono: «Abbandonati a noi stessi». Quella mail della direttrice e le intercettazioni choc

di Redazione Web
Martedì 23 Aprile 2024, 23:42 | 2 Minuti di Lettura

«Siamo stati abbandonati a noi stessi»

Colpa del sistema in cui si sono ritrovati, fagocitati dalle situazioni che non hanno poi saputo controllare. Questa la difesa dei primi agenti interrogati che si sono sentiti «abbandonati a loro stessi», «senza controlli gerarchici e aiuto da parte della struttura, incapaci di gestire le situazioni» e per questo capitava, in sostanza, che reagissero con violenza nei confronti dei detenuti minorenni. È quanto hanno sostenuto, negli interrogatori di oggi davanti al gip, cinque dei sei agenti della Polizia penitenziaria, tutti giovani tra i 25 e i 35 anni e in gran parte di prima nomina, arrestati il 22 aprile assieme a sette loro colleghi. Uno si è avvalso della facoltà di non rispondere.

In sostanza, da quanto si è saputo, negli interrogatori davanti al gip di Milano Stefania Donadeo, andati avanti nel carcere di Bollate dalla tarda mattinata fino a metà pomeriggio, gli agenti arrestati hanno spiegato di essersi trovati da soli a dover gestire le situazioni e il rapporto coi detenuti, tutti loro senza adeguata formazione, giovani e con scarsa esperienza. «Nessun aiuto», avrebbero spiegato, da superiori o da altre figure della struttura. In certe casi avrebbero anche salvato la vita, stando alle loro parole negli interrogatori, a dei ragazzi, sia per tentativi di suicidio che per incendi scoppiati.

In altri casi, invece, sarebbe loro partita la mano come reazione, perché non riuscivano a gestire, hanno sostenuto, questo rapporto con i minori detenuti. Altri interrogatori per gli arrestati sono fissati per il 24 e il 16 aprile, mentre da lunedì 29 saranno sentiti dal gip gli otto agenti sospesi con misura cautelare nell'inchiesta dell'aggiunto Letizia Mannella e dei pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena.

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