Pesaro, rimborsi per l’alluvione: «Mesi di totale latitanza». Famiglie e imprese dopo i sopralluoghi di maggio non hanno ricevuto nulla

Il fango che ha invaso il vivaio Pantanelli
Il fango che ha invaso il vivaio Pantanelli
di Letizia Francesconi
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Lunedì 25 Settembre 2023, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 18:58
PESARO A distanza di 5 mesi dall’alluvione del 16 maggio famiglie e imprese più colpite da allagamenti e danni ingenti nella zona nord di Pesaro, non solo non hanno ricevuto fino ad oggi alcun contributo, dopo aver quantificato e inoltrato le proprie stime a Comune e Regione, ma non conoscono neppure i tempi di erogazione degli aiuti promessi.  


L’appello


Dalle fabbriche artigianali arriva anche l’appello a unire le forze per avere più peso specifico e farsi ascoltare. Con l’arrivo dell’autunno e nuove allerte meteo torna anche la preoccupazione per nuove esondazioni. Dopo l’alluvione di maggio il Governo ha riconosciuto lo stato di emergenza per Marche e Romagna. Prima ancora, si sono susseguiti sopralluoghi di Comune e Protezione Civile regionale e nazionale per la conta dei danni arrivata nella nostra provincia a 11 milioni di euro. «Sono mesi che attendiamo una risposta mai arrivata dagli Enti locali nonostante le ripetute sollecitazioni - commenta Elena Elia, che con suo marito e il bambino sono una delle sei famiglie più colpite dai danni dell’esondazione del fosso in zona Cattabrighe - in tutto questo tempo poi, non si è visto nessun tecnico del Comune per prendere visione dello stato delle nostre abitazioni e dei lavori fatti dopo l’accaduto. Eppure in Romagna, da subito amministratori e funzionari si sono mossi per fare arrivare celermente gli aiuti alla popolazione colpita. Si sa solo che i primi fondi ad oggi stanziati sono stati destinati alle infrastrutture e al pubblico ma nulla per i privati, famiglie o imprese che siano. 


I costi


«Notizie di rimborsi non ne abbiamo e nessuno ci ha mai contattato, nonostante fosse stato attivato in Comune un numero e una email dedicata per le richieste di rimborsi ai privati. Con la mia famiglia siamo ancora in un alloggio provvisorio e non riusciremo a rientrare nella nostra abitazione prima di novembre. Dopo l’esondazione del fosso della Ranocchia fra le nostre abitazioni e la concessionaria Opel, abbiamo lasciato la nostra casa praticamente sventrata dalla furia dell’acqua entrata per un metro e mezzo, e dopo le varie pratiche burocratiche e la perizia di un tecnico per la quantificazione dei danni, sono iniziati i lavori di ripristino interno ed esterno.

Da circa un mese stiamo alloggiando a Rimini al “Villaggio Azzurro” ma siamo costretti a spostarci per lavoro. Spese rilevanti che dobbiamo affrontare da soli dopo l’alluvione, e senza il sostegno delle nostre istituzioni». Nella stessa situazione anche Marina Bertini una delle prime sfollate con il figlio disabile dall’abitazione a due piani, completamente allagata in strada della Fornace Vecchia, e altre famiglie. «Per tutelarci prosegue Marina – abbiamo posizionato nel perimetro esterno al piano terra delle paratie antiallagamento e acquistato elettrodomestici indispensabili e alcuni mobili che dopo le esondazioni di gennaio e maggio scorso, non hanno retto ed ancora lavori, urgenti elettrici ed idraulici mentre per altri lavori attendiamo gli aiuti richiesti e promessi».


Le aziende


C’è poi tutta la partita delle imprese q che hanno subito danni alle strutture e macchinari. «Se nessuno ci ascolta, noi imprese facciamo rete per farci sentire». E’ l’idea di Massimiliano Bernardi, titolare della Legatoria Adriatica di via Metauro, zona artigianale fra Vismara e Cattabrighe: «Abbiamo inoltrato comunicazione e preventivi con i moduli forniti a suo tempo dal Comune per 55 mila euro – spiega – e qualche giorno fa,ho chiamato in Comune in merito alle procedure, ma non viene data nessuna informazione, e mi sono sentito rispondere che oltre a non saperne nulla, nemmeno sono in grado di confermare se ci saranno o meno questi rimborsi, come ci fosse una incomprensibile incomunicabilità fra gli Enti, Comune e Regione. Di qui il mio appello ai colleghi di Cattabrighe e delle altre zone o quartieri più colpite dall’esondazione del fosso della Ranocchia, di unirci insieme per ottenere ascolto dagli Enti locali».


Il silenzio


Fra le altre attività con oltre 100 mila euro di danni c’è anche la Edilpieffe di via dell’Acquabona. «Dopo i sopralluoghi iniziali e gli aiuti nell’immediato non abbiamo saputo più nulla» commenta laconico il titolare.

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