Gradara, a Vito Cangini i domiciliari a vita e senza braccialetto elettronico: il carcere non è compatibile per l'83enne che uccise la moglie

Pesaro, a Cangini i domiciliari a vita e senza braccialetto elettronico: il carcere non è compatibile per l'83enne
Pesaro, a Cangini i domiciliari a vita e senza braccialetto elettronico: il carcere non è compatibile per l'83enne
di Luigi Benelli
3 Minuti di Lettura
Giovedì 22 Febbraio 2024, 01:25 - Ultimo aggiornamento: 11:39

PESARO Condannato per l’omicidio della moglie, potrà scontare il resto della pena agli arresti domiciliari perché la sua età e la sua salute sono incompatibili con il regime carcerario. L’83enne Vito Cangini, residente a Gradara, reo confesso dell’omicidio della moglie Natalia Kyrychok, 61 anni ucraina, cuoca di un ristorante a Misano, era stato condannato nel maggio del 2022 a 24 anni di reclusione.

L’istanza

Gli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi avevano depositato una istanza per chiederne gli arresti domiciliari visto il cagionevole stato di salute dovuto all’età. E Cangini era tornato a casa già nell’agosto del 2022. Ma la sentenza è diventata definitiva nell’ottobre del 2023, così Cangini sarebbe dovuto tornare in carcere, come prevede la legge. Ottenuta provvisoriamente la possibilità di rimanere ai domiciliari, i legali hanno presentato la richiesta davanti al tribunale di sorveglianza di Ancona. Dopo un accertamento peritale sulle condizioni mediche del Cangini, giudicato cagionevole e bisognoso di cure costanti, è stata disposta la detenzione domiciliare in via definitiva. I legali si sono appellati al fatto che la pena deve essere rieducativa e non afflittiva, soprattutto in condizioni precarie di salute. Cangini non avrà più neppure il braccialetto elettronico e potrà avere delle ore quotidiane a disposizione in cui potrà uscire nel comune di Gradara per provvedere a se stesso andando a fare la spesa, comprando medicinali o altro.

Potrà anche spostarsi all’interno della regione per beneficiare di cure mediche e visite specialistiche.

Si tratta dunque di uno dei rari casi di questo tipo, tra i primi applicati nelle Marche. La fine della pena è prevista nel 26 dicembre 2045, quando Cangini avrebbe 104 anni. La moglie era stata uccisa nella notte tra il 25 e il 26 dicembre nell’abitazione di Fanano di Gradara, con 12 coltellate, una delle quali al polmone. Cangini ha ammesso l’omicidio e aiutato gli inquirenti a ricostruire i fatti. Cangini era geloso e convinto che la moglie avesse un’altra relazione. Quella notte è scoppiata la lite furiosa per un rapporto sessuale promesso, ma declinato. Lui aveva bevuto molto. Poi, si è messo a dormire col cadavere a terra, in camera, e una volta svegliatosi al mattino ha fatto colazione, ha preso il suo cane ed ha fatto una passeggiata. Poi ha confessato l’omicidio agli inquirenti.

Il pentimento

In aula aveva letto una lettera dedicata alla moglie: «Provo grande dolore a ripensare a quella morte: un incubo, non riesco a trovare pace. Chiedo scusa a mia moglie e alla famiglia. Con mia moglie sono morto anche io. Mi manca molto e la mia non è più vita».

© RIPRODUZIONE RISERVATA