«Tempi biblici per due esami da effettuare entro 60 giorni». L'odissea sanitaria di Carlo Niro (presidente Fondazione XXV aprile)

«Tempi biblici per due esami da effettuare entro 60 giorni». L'odissea sanitaria di Carlo Niro (presidente Fondazione XXV aprile)
«Tempi biblici per due esami da effettuare entro 60 giorni». L'odissea sanitaria di Carlo Niro (presidente Fondazione XXV aprile)
di Miléna Bonaparte
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Domenica 1 Ottobre 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 15:12

PESARO «Ma l’assessore sa di cosa parla? Non capisco proprio da dove abbia tirato fuori quei dati sulle liste d’attesa. Una vera presa in giro: vorrà dire che io e mia moglie siamo fuori dalla sua classifica, al decimo e undicesimo posto di chi non ha avuto prestazioni garantite fino a 60 giorni». Secondo Carlo Giuseppe Niro, presidente della Fondazione XXV Aprile di Pesaro Urbino, sarebbero “fantascienza” i risultati eccellenti, con tanto di soddisfazione oltre il 92% dei cittadini sulla prenotazione di visite ed esami, che l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini ha presentato durante la conferenza stampa di giovedì sul nuovo ospedale di Pesaro.


La battaglia quotidiana


Quello di Niro non è il solito attacco politico, ma un racconto di vita vissuta sulla battaglia quotidiana per potersi curare.

Due episodi di malasanità che gli sono accaduti nel giro di pochi giorni, a fine settembre, sia a lui sia alla sua consorte. Ripercorre le “via crucis“.


«Ho telefonato al Cup per fissare una gastroscopia, esame in ricetta medica con priorità D, cioè da eseguirsi entro 60 giorni. Era il 19 settembre, quindi sarei dovuto recarmi in ospedale entro novembre. Mi è stato risposto invece che non c’era nessuna disponibilità per il 2023. Un appuntamento l’avrei potuto prendere a febbraio o giugno 2024. L’operatore mi ha rassicurato che sarei stato contattato entro pochi giorni se si fossero liberati nuovi posti. Ho deciso di non prendere nessun appuntamento, avvalendomi del fatto di poter essere richiamato. L’alternativa è quella di una gastroscopia all’ospedale San Salvatore privatamente: al costo di 300 euro il posto libero l’avrei trovato a ottobre. Questa purtroppo è la prassi ormai consolidata. Nessuna alternativa, solo visite a pagamento, quindi i 60 giorni che ha sbandierato l’assessore Saltamartini non vengono assolutamente rispettati». 


Ma l’odissea sanitaria di Niro non finisce qui, perché l’altro ieri la moglie ha dovuto prenotare un ecodoppler al Cup e le hanno dato un appuntamento a giugno 2024 nell’ospedale di Fano. La signora per ora ha accettato, nella speranza che arrivi la sospirata chiamata per un posto più vicino. Una procedura semplice, la telefonata al Cup, ma il cui esito certo è quello di trovarsi di fronte a una risposta nella maggior parte dei casi spiazzante: confrontarsi con i tempi di attesa della sanità pubblica è una tragi-commedia con risvolti quantomeno surreali. 


«Esperienze che rappresentano la norma di chiunque si rivolga al Cup per fissare un appuntamento, altro che prestazioni fino a 60 giorni garantite a 9 cittadini su 10 e tutte eseguite in provincia. E poi non è vero che il cittadino viene sempre ricontattato se nel frattempo si liberano posti più ravvicinati. Mentre Saltamartini aveva assicurato che sarebbe stata una direttiva obbligatoria». 


I precedenti


Quest’estate Corriere Adriatico ha raccontato l’odissea di un paziente malato di tumore che si era sentito rispondere dal Cup di rivolgersi al privato perché non c’erano posti disponibili per le ecografie. Un vero scandalo. E l’assessore regionale Saltamartini in quell’occasione aveva biasimato il ”comportamento gravissimo e lesivo”, ribadendo che l’operatore del Cup, trovandosi a parlare con un cittadino munito di certificato medico per una prestazione in quel momento non disponibile, ha l’obbligo di prendere in carico la necessità della prestazione richiesta. 
 

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