Nadia Storti, il caos dopo l’addio: «L’Ast e il nuovo ospedale rischiano ritardi sciagurati»

Le dimissioni della dg innescano reazioni a catena, a partire dai sindaci di Pesaro e di Fano Ricci: «La situazione della sanità è ingestibile, anche le Marche adesso devono mobilitarsi»

Nadia Storti, il caos dopo l’addio: «L’Ast e il nuovo ospedale rischiano ritardi sciagurati»
Nadia Storti, il caos dopo l’addio: «L’Ast e il nuovo ospedale rischiano ritardi sciagurati»
di Simonetta Marfoglia
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Sabato 13 Aprile 2024, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 07:17

PESARO Cercasi disperatamente l’Oppenheimer della sanità in grado di portare a termine la fusione a freddo dell’Ast 1, quella che ha ingoiato, ma non ancora metabolizzato, Marche Nord e che in 16 mesi ha visto l’avvicendamento di due commissari straordinari (Maria Capalbo e Gilberto Gentili) e della dg Nadia Storti ai saluti finali con la Regione per quelle sue dimissioni/prepensionamento che l’oncologa Giuseppina Catalano, una che l’ospedale di Muraglia ha visto nascere e forgiare, chiama «un gesto doloroso ma il solo rimasto, per riuscire a mandare un avviso, senza bavagli, a noi tutti, sul pericolo mortale che corre la sanità a Pesaro».

Il campo minato

Che l’Ast pesarese fosse un campo minato lo si sapeva, che una professionista come Storti abbia ceduto genera lo stesso sconforto che si prova ogni qualvolta la gestione della cosa pubblica, e non c’è cosa più pubblica della sanità, si scontra con la politica.

Soprattutto nel momento più delicato dove devono incastrarsi l’atto aziendale (ancora congelato per ragioni elettorali), il cantiere del nuovo ospedale con la collocazione dei servizi della salute mentale (in alto mare e con la prospettiva di smembramento e privatizzazione), l’arrivo del privato Cecilia Maria Hospital (non indolore e che ha già portato a due ricorsi al Tar) e i vecchi problematici strascichi di sempre (mobilità passiva, scarsità di medici, liste d’attesa allungate e penuria di posti letto). Ma può la sanità soccombere alla ragion politica?

«Siamo preoccupati e molto» dichiara il sindaco Matteo Ricci che ieri sera nella sua cena elettorale ha dato l’affondo. Troppo ghiotta l’occasione per non approfittarne. E vaticinare jatture e sciagure. Mentre il centrodestra resta in silenzio (ma è atteso al varco), il centrosinistra va giù d’accetta rinvangando anche le discussioni (eufemismo) tra Lega e FdI sulle nomine.

«Storti si è trovata a gestire l’ingestibile - prosegue Ricci - perché neanche la Regione sa cosa vuol fare. Siamo nel caos. Nessuno sa come devono funzionare gli ospedali di Pesaro, Fano, Urbino e Pergola in sinergia con la sanità del territorio. E non è bastato affiancare un tutor a Saltamartini per toglierci da una situazione imbarazzante. Il mio timore è che la ricerca di un nuovo dg (al momento si fanno i nomi degli amministrativi Biraschi e Draisci, ndr) rallenti il percorso del nuovo ospedale e non possiamo permettercelo. Occorre una risposta di tutto il Pesarese e delle Marche».

L’uscita di scena

D’accordo con Ricci anche il sindaco di Fano Massimo Seri: «L’uscita di scena della direttrice Storti, che peraltro stava portando avanti un lavoro complesso e articolato, getta ombre sulla gestione sanitaria del nostro territorio. Preoccupa il silenzio da parte di esponenti regionali dell’attuale maggioranza che dovrebbero invece fornire rassicurazioni. Non vorrei che dopo le elezioni del 9 giugno ci siano delle spiacevoli sorprese, il cui conto dovrà essere pagato dai cittadini». Già le elezioni: l’addio di Storti sommato a una sorta di trista nomea («Chi può fugge: nessuno vuole perdere la salute per sbrogliare il pasticcio della sanità pesarese») se da una parte preoccupa (e molto) dall’altro apre una prateria per far diventare il caso testa di serie del battage elettorale. Troppo ghiotta l’occasione. Ne è conscio Andrea Biancani, candidato sindaco del centrosinistra che già in tempi non così sospetti ha subissato Saltarmartini di interrogazioni, dall’atto aziendale alla cittadella della salute mentale: «Il centrodestra fa melina ma quando si dovrà affrontare la questione della razionalizzazione dei servizi, allora si scoprirà che i doppioni tra gli ospedali di Pesaro e Fano, su 10 chilometri, con dei reparti uguali, non potranno esserci. E saranno dolori». Per la consigliera regionale dei 5 Stella Marta Ruggeri «l’Ast è in un pantano».

«Anche Gentili - prosegue - preferì il pensionamento anticipato e del sottosegretario Salvi nessuno conosce l’apporto. Quando la segretaria della Lega Latini chiese la testa di Saltamartini il presidente Acquaroli nascose la testa sotto la giacca come la presidente di FdI e gli fece quadrato intorno. È ora che Acquaroli si assuma le sue responsabilità, sempre che sia in grado di farlo».

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