Pesaro, a 103 anni viene operata al femore e dopo 48 ore riprende a camminare: «Come sto? Bene, insomma»

La figlia: «Mamma è una forza della natura. È il suo primo intervento in ospedale»

Pesaro, a 103 anni viene operata al femore e dopo 48 ore riprende a camminare: «Come sto? Bene, insomma»
Pesaro, a 103 anni viene operata al femore e dopo 48 ore riprende a camminare: «Come sto? Bene, insomma»
di Simonetta Marfoglia
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Sabato 6 Aprile 2024, 01:45 - Ultimo aggiornamento: 15:16

PESARO - A 103 anni e rotti viene operata al femore, dopo due giorni la mettono in piedi per ricominciare a camminare e nella giornata di oggi molto probabilmente già saluterà medici e infermieri dell’ospedale San Salvatore per trascorrere la convalescenza a casa, a Fano. «Come sto? Beh sì, bene» risponde lucida dal letto di Ortopedia dove è vezzeggiata dal personale e i familiari non la lasciano un secondo. Pausa, poi un sospiro, quasi timido per non incomodare troppo: «Insomma, sto così così, faccio il possibile, speriamo di ricamminare ancora. Ma se non ci riesco più non lo faccio apposta. Sono tutti tanto bravi come me e non voglio disturbare troppo».

Per la cronaca ieri mattina la signora faceva le prove con il deambulatore su e giù per il corridoio sorretta da premurose infermiere che tifavano per lei.

E pensare c’è chi alla sua età dimezzata si ritrova con il fiatone alla seconda rampa di scale.

La storia del nome

Benite, si chiama proprio così, con quella “e” vezzosa finale imposta dal padre mussoliniano di ferro che poi era la storica guardia del teatro Rossini, è una (bis)nonna/donna bionica che non sa di esserlo. E non solo per quel suo incredibile intervento che segna già di per sè un traguardo, come primo caso di un percorso multidisciplinare di Ortogeriatria a tutela del paziente anziano che l’Ast 1 avvierà la prossima settimana. Benite Sabbatini, («Ma in famiglia l’abbiamo chiamata sempre Evelina, il secondo nome che nostra nonna aveva imposto quando l’ha fatta battezzare» racconta la figlia Fabiola, la custode amorevole), nata a Pesaro il 19 dicembre 1920, è una matriosca che contiene altre storie, ognuna da narrare.

La più incredibile: il parto del primogenito avvenuto il 27 agosto 1944 sotto le bombe nella grotta degli sfollati (ricorda qualcosa?), il rifugio lungo il Genica tra Trebbiantico e Santa Veneranda. Quel bambino altri non era che Alfredo Pacassoni, oggi conosciutissimo carrista e pedagogista, in quanto Evelina, detta anche “Veli” o “Vela”, è la vedova di quel Pietro Pacassoni capostipite di una famiglia che ha fatto la storia del Carnevale di Fano, protagonista del paradigmatico grido “Pacassoni, avanti coi carri” assurto a simbolo delle sfilate. E tanto per essere di puntiglio, quei coloratissimi costumi parte integrante dello straordinario spettacolo di maschere artigiane, erano cuciti tutti da Evelina (o Benite come più vi aggrada).

La sarta del carnevale

«Mamma era fantastica, aveva delle mani d’oro - continua Fabiola - aveva iniziato come sarta in un negozio storico di Pesaro “La Bolognese”, poi aveva conosciuto il babbo e si è trasferita a Fano». Ha tirato su 7 figli Evelina e tutti oggi si danno il cambio per assisterla all’ospedale. Manca solo Giorgio, scomparso nel 2015. E poi ci sono i 5 nipoti per cui la (bis)nonna è un caposaldo. «L’adorano - prosegue la figlia - ma l’adoriamo tutti. Lei ha vissuto per noi, e noi oggi ricambiamo il suo amore. Mamma fino a 98 anni ha sempre fatto la spesa da sola, al Conad la conoscevano tutti e tutti facevano a gara per aiutarla. Si fa voler bene. Quella al femore è stata la sua prima operazione, ma in un intervento alla sua età. Poi la scorsa settimana ha avuto un incidente domestico, è caduta e scivolando si è procurata la frattura».

I ritmi di Ortopedia

Spiega il dottor Luca Memé direttore della Struttura Complessa Ortopedia e Traumatologia degli ospedali di Pesaro e Fano: «Noi trattiamo 400 fratture di femore l’anno, più di tutti gli altri ospedali delle Marche perchè il Pesarese è una provincia molto longeva. La tecnica d’intervento è consolidata, dura 30 minuti e permette al paziente di riprendere le funzioni, tecnicamente non è un’operazione complessa. La parte straordinaria è l’età della paziente, un’età importante, 103 anni compiuti e proiettata verso i 104. Una signora molto partecipe e con una famiglia alle spalle che ha contribuito a farla arrivare in queste condizioni».

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