IoApro, manifestazione e tensione a Roma. Ristoratore pesarese presente: «Ho il diritto di urlare la mia rabbia»

Ristoratori in marcia
Ristoratori in marcia
di Véronique Angeletti
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Martedì 13 Aprile 2021, 05:40

PESARO  - Tensione ieri pomeriggio a Roma dove centinaia di manifestanti del settore della ristorazione e delle attività ancora chiuse (come le palestre), legati trasversalmente sotto lo slogan «IoApro» hanno protestato contro il perdurare delle chiusure delle attività. Si tratta della seconda protesta nel giro di una settimana a cui hanno partecipato anche ristoratori pesaresi. 

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Oggi è prevista un’altra protesta, organizzata dalle associazioni di categoria del settore della ristorazione.

Ma mentre quella odierna ha i permessi quella di ieri non era autorizzata. Negat la piazza di Montecitorio (ufficialmente per la presenza di un’altra manifestazione), i gruppi della protesta si sono ritrovati in piazza San Silvetro da dove si sono mossi verso il Parlamento. Ma il corteo si è scontrato con le forze dell’ordine. Di fatto, per evitare i tafferugli con la polizia in tenuta antisommossa, le bombe carta e i fumogeni, in molti sono riusciti a proseguire in una via laterale ma sono rimasti bloccati prima di raggiungere Montecitorio.

Tra i ristoratori pesaresi ieri presenti anche Luca Peverini del wine bar “Tappo Matto”. Mentre camminava sul selciato bagnato di Roma, ombrello alla mano e telefonino all’orecchio spiegava: «Voglio urlare il mio nervoso e la mia rabbia. Questa mattina (ieri ndr) ho preso il treno delle 7, perché sono convinto che essere qui in questi due giorni è importante. Perché solo tutti insieme possiamo portare avanti una battaglia che sensibilizzi il governo. L’obiettivo è raccontare quanto sia grave la situazione».

Luca, in piazza, mette la storia del suo wine bar. Un sogno che inaugura al civico 38 di via Belvedere nel cuore del centro storico di Pesaro il 26 settembre 2019 e, in soli cinque mesi, conquista enofili e buongustai. I suoi soci sono due giovani che non hanno ancora 30 anni. Uno è suo figlio. Il wine-bar è davvero un progetto di vita. «Poi, il lockdown – spiega Luca –. Tutti fermi ma, quando si è ripartiti, è iniziata la stagione balneare e la movida si è spostata verso la zona mare. Il tempo di riaprire il 24 settembre, abbiamo lavorato un mese e poi lo stop, la “zona gialla” e l’obbligo di chiusura nello stesso orario in cui, di solito, noi apriamo». Oggi, a conti fatti, su 20 mesi, ha lavorato solo per 6 mesi. «Ma qualcuno – fa notare Luca Peverini - si rende conto che, stanno provocando un fallimento indotto? Altri Paesi – incalza - sono stati aiutati con versamenti di denaro pari al 75% del mancato incasso mentre, da noi, la percentuale è del 5% se si è fortunati. Se la situazione non si sblocca – conclude – tutti avremo la vita rovinata e senza nemmeno averne colpa». Ieri, a Roma, Luca non era l’unico pesarese. C’erano anche Alessandro Corsini e altri. E oggi ci sarà un altro bis.

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