Maffeo, Amato e le donne staffetta: ecco chi sono gli ultimi partigiani

Maffeo, Amato e le donne staffetta: ecco chi sono gli ultimi partigiani
Maffeo, Amato e le donne staffetta: ecco chi sono gli ultimi partigiani
di Miléna Bonaparte
4 Minuti di Lettura
Martedì 25 Aprile 2023, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 07:16

PESARO - Maffeo, Amato, Gianni, Federica, Laura, Maria, Valkiria. Il fiore del partigiano si sta appassendo e l’esigua brigata dei testimoni diretti della Resistenza sul fronte pesarese perde i petali con la memoria falciata dagli anni che passano. Non arrivano neppure a una decina gli anziani supereroi e le pasionarie protagonisti della guerra di Liberazione.

Una mattina mi son svegliato e ho trovato... i ricordi annebbiati. Tre ex combattenti e circa altrettante impavide staffette che hanno tra i 92 e i 100 anni, e poca voglia d’intonare Bella Ciao.


Oggi, per le celebrazioni del 78º anniversario del 25 Aprile, non tornano puntuali i ricordi della dittatura fascista e delle coraggiose imprese per ostacolare il nemico di Maffeo Marinelli, nato il 25 agosto 1925 a Pieve di Cagna.


L’ex minatore


Uno degli ultimi partigiani d’Italia, nome di battaglia Plomber, ex minatore di Marcinelle, narratore e poeta, da circa un mese è ricoverato nella casa di riposo La Solidale di Urbino e, se gli si chiede di parlare della guerra, comincia ad agitarsi.

Purtroppo non potrà più recarsi nelle scuole a tramandare ai giovani le sue battaglie per la libertà (ha scritto “La mia vita”, “Pensieri e parole”, tante poesie d’amore). La nipote Bernardetta non lo lascia mai solo e, oltre a circondarlo d’affetto, pensa anche a organizzare una mostra, in programma a giugno nella parrocchia di Schieti, con i documenti, gli attestati, le lettere, i ritagli di giornale e le fotografie della ”stanza della memoria” da lui allestita in casa quando abitava ancora a Pesaro. 


Un po’ più lucido invece, nonostante gli acciacchi, l’ex compagno di lotta Amato Antonelli, partigiano di 100 anni che vive a Fermignano. Insieme a Maffeo ha condiviso anche un agguato dei repubblichini fascisti, rimasto inciso nella memoria per aver rischiato la pelle. Faceva parte della 5ª brigata Garibaldi Pesaro e fino a qualche anno fa guidava l’auto ed era un vulcano di ricordi. «Anche Berlusconi ha detto che bisogna stare uniti - scherza -, ho speranza nel futuro dopo l’intervento al cuore superato bene, ce l’ho fatta anche stavolta».
Non fa mancargli il sostegno Spartaco Giorgiani, 63 anni, presidente della sezione Anpi Valmetauro. Uno zio portava il suo identico nome ed è morto da partigiano sugli Appennini.

«I tentativi di revisionismo della guerra di Liberazione da parte di alcuni esponenti della destra sono assai pericolosi - commenta Giorgiani -, la storia non si cambia, da una parte le vittime e dall’altra i colpevoli. L’azione mediatica per cercare di rimuovere la tragicità del fascismo è vergognosa, vanno difesi i principi costituzionali sui quali si fonda la nostra democrazia. La memoria deve essere rafforzata dai racconti dei partigiani, che sono sempre meno. E quando non ci saranno più loro toccherà all’Anpi mantenere in vita la vera storia».


Altro reduce della grande guerra Gianni Rulli, 94 anni, pesarese, è stato una giovanissima staffetta insieme alla madre Angela Spadoni, ex partigiana di Villa Fastiggi. C’è poi Federica Salvatori, 92 anni, valorosa sostenitrice di Gabicce Mare: allora era una ragazzina che, grazie alle dritte che gli passava un cappellano tedesco, riferiva le informazioni sulle azione nemiche. Testimoni viventi anche Laura Giorgiani di Borgo Santa Maria e Maria Rabbini di Cantiano. 
Un capitolo a parte quello di Valkiria Terradura, 99 anni, nata a Gubbio e residente a Roma, medaglia d’argento al valore militare che ha lottato anche da comandante sull’Appennino marchigiano. Era specializzata nei sabotaggi. 


Niente da rimpiangere


«Cosa mai c’è da rimpiangere del fascismo? - si chiede Matilde Della Fornace, presidente Anpi Pesaro Urbino -. Non la violenza efferata, la privazione della libertà di pensiero e parola, le leggi razziali, le guerre senza onore, la corruzione esorbitante, la subordinazione delle donne all’uomo». 


E se le testimonianze dirette sono ormai difficili da raccogliere, centinaia di vecchie interviste scorrono nel sito noipartigiani.it, un documentario che ripercorrere i terribili mesi dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 nella regione, uno dei territori dove più intensa fu l’attività partigiana, a sud come a nord. Pesaro, medaglia d’argento al Valor civile, era l’estremo punto orientale della linea Gotica ed è stata liberata il 2 settembre 1944.
 

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