Omicidio volontario e crudele i quattro rischiano l'ergastolo

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Venerdì 22 Novembre 2019, 05:04
LA GIUSTIZIA
PESARO Ha capito che volevano ucciderlo e si è reso conto che non aveva via di scampo. Con i suoi elementi oggettivi, la scena di un crimine parla agli inquirenti e quella dell'omicidio di Sesto Grilli, 74 anni di San Lorenzo in Campo, ha raccontato una morte orrenda, frutto di una violenza spietata. Non solo la casa a soqquadro, gli schizzi di sangue sulle pareti, le chiavi strappate dal mazzo e disperse e il cadavere pestato e legato con il nastro adesivo alla sedia, caduta su un fianco, con la bocca serrata e un cuscino stretto sul volto. Il pacemaker di Sesto Grilli ha rivelato una fibrillazione cardiaca, una sofferenza mai registrata prima nei quasi due anni di applicazione del device elettronico: alle 4,24 del 17 marzo, 150 battiti al minuto, come quando si compie un grande sforzo. Era l'effetto della paura per la consapevolezza della morte che avevano preparato per lui e della mancanza di forze sufficienti per sfuggirle, una morte arrivata nell'arco di un'ora dal quel picco di battiti, per asfissia.
Indagini brillanti e tecnologiche
Per questo efferato omicidio, i quattro giovani di origini calabresi arrestati il Primo maggio scorso dai carabinieri su ordinanza del giudice per le indagini preliminari Francesco Messina, dopo 45 giorni di serrate indagini per lo più tecnologiche e scientifiche coordinate dalla sostituta procuratrice Maria Letizia Fucci, devono ora rispondere davanti alla Corte d'Assise di Pesaro del reato di omicidio volontario aggravato da premeditazione, futili motivi e crudeltà.
Codice alla mano, rischiano l'ergastolo Nino Deluca, 28 anni, residente a Pesaro; il fratello Franco Deluca, 40 anni, rientrato da poco in Italia dalla Germania, prima a Pesaro poi a Melissa, in provincia di Crotone; Dante Lanza 34 anni e Massimiliano Caiazza, 28 anni, entrambi residenti a San Pietro in Casale e originari di Cetraro, in provincia di Cosenza.
Il processo si aprirà il 22 gennaio. Ritenendo evidenti le prove acquisite, la procura della Repubblica, entro sei mesi dall'applicazione della misura cautelare, ha chiesto e ottenuto dal gip per i quattro il giudizio immediato, bypassando così l'udienza preliminare e accelerando la procedura.
L'omicidio di San Lorenzo in Campo presenta rilevanti aspetti di sensibilità sociale. «Questo è un fatto gravissimo - commenta la procuratrice Cristina Tedeschini - commesso a danno di un anziano solo, che viveva in campagna ed era per definizione una vittima fragile. Fragile anche nel suo sistema di rapporti affettivi, familiari e locali. L'indagine si è prospettata molto complicata perché il sistema delle relazioni era così rarefatto. C'è stato uno sforzo investigativo veramente notevole, che in tempi lodevolmente brevi ha consentito, partendo 24 ore dopo il delitto, quando è stato scoperto il cadavere, di portare il caso ai giudici della Corte». Perciò, un esplicito plauso viene espresso dalla procura al nucleo operativo del comando provinciale dei carabinieri, oltre che alla consulente Buscemi.
Il movente della rapina
Il movente è ritenuto quello della rapina essendo noto ai fratelli Deluca, conoscenti di lunga data della vittima attraverso l'amicizia storica del padre, che Grilli era solito tenere ingenti somme di denaro in casa (due anni fa qualcuno gli aveva rubato 40mila euro, che custodiva nelle scatole). Soldi che prestava ai conoscenti e che conservava soprattutto nella cassaforte. Quella che gli assassini hanno cercato invano di aprire, perché non sono riusciti a farsi dire da Grilli, prima di ammazzarlo, il numero della combinazione.
Lorenzo Furlani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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