Cori e minacce dal corteo la città riscopre la tensione

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Lunedì 10 Dicembre 2018, 05:04
LA BAGARRE
MACERATA Dopo la Passeggiata antifascista la paura a Macerata è che si passi dalle parole ai fatti, dalle intimidazioni allo scontro fisico. Non sono bastate le ore che separano la città dal corteo promosso dal Movimento studenti antifascisti - circa 200 i partecipanti secondo le stime della questura, quasi il doppio per gli organizzatori - a stemperare gli animi. Marcia pacifica, nei modi, va detto, ma non altrettanto nei toni. Su tutti il grido «i bar dei fascisti si chiudono col fuoco» a riaprire vecchie ferite e nuovi dibattiti.
La contrapposizione
A poco più di nove mesi dalla morte di Pamela Mastropietro e dal raid razzista di Luca Traini, questo inusuale giovedì universitario ha fatto riemergere gli strascichi di un clima di contestazione, seppur per singoli episodi, paragonabile a quello vissuto a cavallo degli Settanta. Ma a provocare sgomento e indignazione sono stati soprattutto i cori minacciosi lanciati all'indirizzo di due bar del centro storico, presidiati delle forze dell'ordine intente a creare uno spartiacque tra il corteo e l'ingresso dei locali. Persino chi ha partecipato in modo convinto alla manifestazione ne ha preso le distanze. Tra questi, il consigliere comunale David Miliozzi di Pensare Macerata: «Fuori luogo prendersela con i locali, che sono esercizi pubblici - ha affermato -, tra l'altro dentro uno dei locali si stava svolgendo un incontro della Scuola popolare di filosofia». Per Miliozzi, insomma, «antifascismo significa libertà di pensiero e per essere liberi bisogna liberare, non ostacolare: alcuni dei presenti hanno evidentemente toppato».
Le accuse rigettate
I titolari del bar citato da Miliozzi, l'Hab, hanno subito espresso il proprio disappunto per essersi ritrovati, con i propri clienti, barricati e indicati come un «covo dei fascisti». Un locale incolpato per aver aperto le porte agli studenti del Blocco Studentesco e, in precedenza, a Simone Di Stefano, leader di Casa Pound, in città dopo i fatti di Macerata. «Non chiediamo ai nostri clienti la tessera di partito - si legge nella nota inviata da Hab -, il nostro locale ha sempre favorito l'accoglienza e il dialogo con tutti». A ribadirlo, in una delle tante discussioni ancora oggi aperte sui social, anche Lara Carelli, responsabile dei progetti di Hab: «I clienti, chiunque essi siano, entrano, consumano, ridono, parlano, ascoltano musica, partecipano ai caffè universitari, si confidano, scherzano, poi pagano e se ne vanno», ha scritto su Facebook la Carelli. Rispondendo poi a un commento sulle elezioni universitarie ha aggiunto: «Abbiamo ospitato tutti. Con Officina Universitaria c'è stato un rapporto particolare, poiché stimavamo le persone e non l'ideologia. Poi è venuta la Run a organizzare eventi, poi ancora Obiettivo Studenti. Dunque, di cosa stiamo parlando?».
La condanna
«Le parole hanno un peso e un valore», si legge nel manifesto della comunicazione non ostile sul quale si lavora in Italia per sensibilizzare contro la violenza nelle parole anche in rete. A stigmatizzare sempre su Facebook l'accaduto, attraverso i versi di De Andrè, è stato Andrea Ferroni, promotore della Scuola popolare di filosofia: «Il fatto grottesco è che alcuni avventori con tanto di kefiah o maglietta del Che si sono beccati l'odio del corteo e gli epiteti di fascista - ha scritto per poi rivolgersi agli autori dei cori -, voi non siete come Piero, voi avreste sparato senza esitare. Voi avete dimenticato la guerra di Piero e ormai cantate quella di Matteo. Siete come lui, nonostante la divisa di un altro colore». Dopo la manifestazione, i militanti di CasaPound hanno invece tirato in ballo il vice sindaco Stefania Monteverde, firmataria dell'ordinanza con la quale si vietava dalle 19 del 6 dicembre alle 2 del giorno seguente la vendita di alcolici su bottiglie e vetro nel Centro storico. «Quali sarebbero i valori antifascisti dei soliti violenti finti pacifisti? Impiccare e dare fuoco a chi non la pensa come loro?», si chiede il coordinatore regionale Andrea Lamona per poi affermare: «Sono loro gli unici che da mesi assaltano e ricorrono alla violenza per impedire agli altri di far politica».
La critica
Lamona evidenzia come nel testo dell'ordinanza la manifestazione venga indicata come «comunicativa e pacifica» allo scopo di «diffondere i valori dell'antifascismo contenuti nella Costituzione». E invece: «Cori sulle foibe e incitamenti vari alla violenza, contro la Polizia, la Lega e il ministro Salvini - ha ribattuto Lamona -, e se non bastasse alcuni bar hanno ricevuto minacce dal corteo per aver dato da bere ai fascisti, ovvero per loro chiunque non sia di sinistra. Continueremo a essere in piazza con le nostre proposte per una Macerata migliore».
Andrea Mozzoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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