Dopo le critiche degli ultimi giorni per non aver interrotto del tutto le sue attività in Russia, Nestlé subisce un altro colpo. I sistemi della più grande azienda al mondo del settore food sono stati hackerati da Anonymous che hanno raccolto 10 giga di dati tra email e password di clienti. L'attacco hacker nasce perché Nestlé è finita nel mirino perché è stata tra le ultime a prendere una posizione dopo l'invasione in Ucraina. Sabato scorso Zelensky, collegatosi a una manifestazione contro la guerra in corso a Berna, ha ricordato lo slogan della multinazionale («Buona vita. Buon cibo») per criticarne il rifiuto «di lasciare la Russia» persino ora «che ci sono minacce ad altri Paesi europei» e «un ricatto nucleare» da parte di Mosca.
La replica di Nestlé
Da Nestlé però nelle scorse ore è arrivata una presa di posizione: «Abbiamo significativamente ridotto le nostre attività in Russia: abbiamo fermato tutto l'import e l'export dalla Russia, ad eccezione dei prodotti essenziali.
La multinazionale svizzera non è la sola ad essere finita nel mirino di Zelensky per non aver tagliato i ponti con Mosca. Tra i gruppi espressamente criticati dal presidente ucraino figurano banche come Socgen, produttori di beni di largo consumo come Unilever, il colosso della chimica Bayer e quello farmaceutico Sanofi. «Sosteniamo tutti gli sforzi per mettere fini alla guerra e ritornare alla pace nella regione - ha detto ancora Nestlé -. Stiamo facendo il possibile in Ucraina e nei Paesi vicini per aiutare ad alleviare questa catastrofe umanitaria. I nostri colleghi in Ucraina stanno facendo tutto quello che possono per aiutare la popolazione con donazioni di cibo. Siamo una della poche aziende alimentari attive in Ucraina e in alcuni casi riusciamo persino a distribuire cibo a Kharkiv».