«La presa in carico del paziente deve prevedere anche quella della sua famiglia. Le istituzioni possono aiutare i pazienti e le loro famiglie, che non devono sentirsi abbandonate», afferma Marina Chiara Garassino, presidente dell'Associazione Women for oncology Italy e responsabile di Oncologia toracica dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano. «Questa è la via che consente di evitare costi e disequilibri evitabili che pesano tanto sui malati e i loro parenti, tanto sulla società - continua - basti pensare ai viaggi della speranza da Sud a Nord».
Garassino indica poi l'importanza di una collaborazione permanente tra i centro oncologici di tutto il territorio nazionale, una rete attraverso la condivisione a distanza dei casi clinici e l'assimilazione della diagnosi e del trattamento secondo criteri comuni. Women for oncology, che ha organizzato l'incontro, punta anche il dito sui rapporti tra oncologo e paziente: spesso la richiesta di un secondo consulto altera il rapporto con l'oncologo curante, «ma questo clichè va abbattuto - dice Garassino - perchè la persona che ha ricevuto una diagnosi di cancro ha il diritto di una second opinion, così come ha diritto di essere guidato e gestito al meglio».