Scommessa sul turismo marchigiano, gli operatori: «Sacrifici e vocazione. Un paesaggio da valorizzare»

Scommessa sul turismo marchigiano, gli operatori: «Sacrifici e vocazione. Un paesaggio da valorizzare»
Scommessa sul turismo marchigiano, gli operatori: «Sacrifici e vocazione. Un paesaggio da valorizzare»
di Véronique Angeletti
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Giovedì 27 Luglio 2023, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 14:01

Vivace l’imprenditoria dell’hospitality marchigiana. Il settore, che secondo il report della Camera di Commercio delle Marche segna 11.122 aziende, gode di un saldo positivo di 137 unità. Resilienza di imprenditori che scommettono il loro futuro nel settore dell’accoglienza e del tempo libero? O fede nella riconoscibilità delle Marche in un’Italia in ascesa come destinazione turistica? «Sicuramente un po’ l’uno e un po’ l’altro - risponde Luca Giustozzi, Presidente Federalberghi Marche Confcommercio - ma va tenuto conto che buona parte di queste 137 nuove attività sono partite iva che, nell’ultimo trimestre, si sono regolarizzate». 

Il cambio di passo

Dunque strutture extralberghiere che da “trasparenti” sono diventate “operative” con il vantaggio che «danno maggiore flessibilità ad un comparto che, con le ultime riqualificazioni, ha visto scomparire le strutture a 1 e 2 stelle» spiega Giustozzi.

Ma lo svantaggio è di «ridurre l’effetto moltiplicatore sull’insieme dell’economia - prosegue - e in particolare sull’occupazione generata dagli alberghi». Sul piano della ristorazione, per Mario Di Remigio, presidente dei ristoratori Confcommercio Nord di Pesaro-Urbino e proprietario di “Polo pasta e pizza” sono segnali di un’economia scattante ma non necessariamente a favore del settore. «La ristorazione - spiega - dà spesso l’illusione che il guadagno sia facile, sicuro con discreti margini. Mentre si tratta di un’attività complessa che ha costi elevatissimi, dà lavoro a tante persone, impone di saper gestire il bilancio e più di tutto esige tanto sacrificio. Non dico che è vocazione, ma quasi».

Gli stagionali

Di Remigio fa l’esempio delle attività stagionali: «Quest’anno devono fare i conti con un mese di maggio che non è andato bene. Un giugno pessimo e un luglio altalenante. Mi chiedo se chi apre tiene davvero conto della congiuntura. Almeno quando c’erano le licenze aiutava il fatto che le attività avevano un valore e non si poteva aprire ovunque». La sua proposta: rivedere i parametri di dimensionamento per tutti i locali, tra cucina e coperti. «Stesso mercato, stesse regole - ribadisce - è l’unico elemento che può sostenere e far espandere il mercato ma, negli ultimi anni, questo purtroppo non accade». La crescita delle attività piace e molto a Marco Calvaresi. Imprenditore nell’hospitality, ha due alberghi, due chalet, due ristoranti sulla Riviera delle Palme. Vede nella ristorazione qualcosa di positivo perché «spesso sono attività diverse, più gourmet, più bio, più innovative e, se si creano con l’obiettivo di coinvolgere i residenti, fanno del bene alla città e alla riviera tutto l’anno». 

Lo scetticismo

Nel saldo positivo dell’ospitalità alberghiera invece non ci crede. «Quando abbiamo iniziato - precisa - c’erano 140 strutture a San Benedetto del Tronto, oggi siamo in 70. Un trend negativo che il cambio di destinazione d’uso di alcuni alberghi in affitti brevi ha peggiorato. Chiedo solo che si analizzino queste scelte in prospettiva poiché creeranno delle conseguenze negative nell’insieme delle economie». Gli alberghi hanno un’organizzazione che genera più figure professionali, necessitano di un ventaglio più ampio di servizi e hanno una maggiore capacità di coinvolgere altri settori, oltre a quelli legati all’economia dell’ospitalità. 

Il “bleisure”

Luciano Bardella dell’Hotel Ristorante Le Grotte a Genga investe da sempre sul turismo. Con suo padre ha anticipato il successo di Frasassi lavorando nel “leisure” ossia lo svago. Poi ha perfezionato la struttura conquistando 4 stelle e si è organizzato per il segmento business; infine, dotandola di una Spa e di un centro benessere, ha fatto l’upgrade dieci anni fa che la rende ideale per il “bleisure”, quel nuovo turismo che associa lavoro e vacanza. «Giudico positiva la crescita degli operatori - afferma -, ma solo se sono ben consapevoli che il mestiere dell’accoglienza sia come albergatore, sia come ristoratore, è un mestiere complicato. Significa credere prima di tutto nel territorio, lavorare sempre con professionalità e investire per migliorare la propria struttura, ma anche nelle idee che arricchiscono di servizi il comprensorio». Luciano Bardella è tra i soci del Parco Avventura di Frasassi lungo le sponde dell’Esino.

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