Andrea Bagnarelli, il tampone positivo, il Covid e una storia da raccontare: «Uscito dall’inferno grazie agli angeli di Torrette»

Andrea Bagnarelli, il tampone positivo, il Covid e una storia da raccontare: «Uscito dall’inferno grazie agli angeli di Torrette»
Andrea Bagnarelli, il tampone positivo, il Covid e una storia da raccontare: «Uscito dall’inferno grazie agli angeli di Torrette»
di Maria Teresa Bianciardi
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Domenica 6 Febbraio 2022, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 08:52

ANCONA  - «La mia battaglia contro il Covid è cominciata il 9 gennaio dopo un tampone risultato positivo. Adesso sto meglio anche se non sono ancora riuscito a tornare al lavoro, ma quegli otto giorni trascorsi in ospedale mi hanno segnato e resteranno scolpiti per sempre nella memoria». Andrea Bagnarelli, 46 anni, impiegato in un cantiere navale e delegato sindacale della Fiom ha deciso di raccontare la sua storia per ringraziare pubblicamente tutto il personale dell’ospedale di Torrette - «dal personale addetto alle pulizie fino ai primari» - che lo hanno preso in cura e gli hanno salvato la vita.

«Straordinaria anche la dedizione dei medici delle Usca che mi hanno tenuto sotto controllo prima di essere trasportato in ospedale con una saturazione che scendeva in modo preoccupante», ricorda.

Per due giorni Bagnarelli è rimasto al Pronto soccorso, poi è stato trasferito nel reparto di Malattie infettive «e lì ho ho conosciuto quella realtà che avevo da due anni, sentito solo alle tv o alle radio, e che di certo non avrei mai potuto neanche lontanamente immaginare. La stanza aveva porte e finestre stagne, dove poteva accedere solo personale sanitario di cui intravedevo la riga dello sguardo dallo spiraglio che rimaneva dallo strato di mascherine, visiere e camici che indossavano per potersi proteggere dal contagio di questo maledetto virus. Con me c’era un altro paziente, di Castelfidardo, che si trovava lì da giorni e che già indossava il casco per l’ossigeno».

Ad Andrea Bagnarelli è stata diagnosticata la polmonite bilaterale interstiziale, un calvario affrontato con coraggio soprattutto grazie all’abnegazione e al sostegno di tutto il personale medico e paramedico: «Nel periodo del mio ricovero mai ho visto il personale medico sanitario discriminare pazienti vaccinati e non e non ho mai sentito nessuno lamentarsi per i turni massacranti a cui sono sottoposti ormai da anni. Tra mille difficoltà, anche a dispetto degli stipendi base, i pazienti Covid vengono accontentati in ogni richiesta e in qualsiasi momento o ora del giorno e della notte. Sono veri angeli a cui devo la vita e che ringrazierò per sempre».

Ricorda così il medico di famiglia Giulia Cantarelli ma anche la task force Usca che l’ha seguito (Camilla Faragona e Chiara Cardinali), il primario di malattie infettive Marcello Tavio, la coordinatrice di Sod Felicita Marucci l’equipe con i medici Riva, Marigliano, Del Gobbo, Mataloni Paggi, Castelletti, Mazzoni, Staffolani e ancora Campanario, Chiaramoni, Cimatti, Donati, Lencinella, Peccica. «Questo è un virus subdolo, non sai quello che ti può succedere dal un momento all’altro. Sbaglia chi dice che è un’influenza normale. Mi reputo fortunato per essere riuscito a reagire e a combattere il Covid, ma senza quegli angeli non so se ci sarei riuscito. E hanno esultato con me quando sono stato finalmente dimesso».

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