Iran, una grande opportunità
per le imprese marchigiane

Un operaio in fabbrica
Un operaio in fabbrica
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Giovedì 16 Luglio 2015, 16:01 - Ultimo aggiornamento: 16:06
ANCONA - Mobili, macchine industriali, abbigliamento, apparecchi elettrici, prodotti in metallo, calzature.

Per le piccole e medie imprese marchigiane il mercato iraniano può essere una grande opportunità da cogliere. Prima del inasprimento dell’embargo del 2011, sostiene in un’indagine sui dati Istat, il Centro Studi Cna delle Marche, esportavamo nella Repubblica Islamica merci per 34,6 milioni di euro che nel 2014 sono scesi a 21,7 milioni, mentre la prima versione dell’embargo del 2006 non aveva colpito minimamente l’export marchigiano (nel 2005 esportavamo merci per 27,6 milioni di euro).



A crollare, a causa dell’embargo, sono state soprattutto le esportazioni marchigiane in Iran di prodotti in metallo (da 14,3 a 3,2 milioni di euro) elettrici (da 6 a 4 milioni di euro). Le prospettive commerciali delle imprese marchigiane con l’Iran non riguardano solo l’export. Anzi. La nostra bilancia commerciale fino al 2011 è sempre stata fortemente sbilanciata verso le importazioni. In quell’anno abbiamo importato merci per oltre un miliardo di euro, quasi esclusivamente materie prime derivanti dall’estrazione di minerali da cave e miniere. Importazioni praticamente azzerate negli anni successivi fino ad arrivare ai 463mila euro dello scorso anno.



“La riapertura alle imprese straniere” afferma il segretario Cna Marche Otello Gregorini “creerà grandi opportunità di avviare importanti rapporti commerciali, perché, dopo anni di isolamento, l’Iran ha una grande necessità di recuperare il ritardo infrastrutturale ed i consumatori hanno ‘fame’ di prodotti esteri, soprattutto della moda e dell’agroalimentare, dove italiani e marchigiani non temono confronti”.



Quello della Repubblica Islamica è un mercato potenziale di 80 milioni di consumatori, soprattutto giovani, visto che l’età media è intorno ai 30 anni. “Un grande vantaggio per le piccole e medie imprese marchigiane” sostiene Gregorini “è rappresentato dal fatto che gli iraniani hanno un sistema industriale molto simile a quello della nostra regione, fondato soprattutto su microaziende con meno di dieci dipendenti e non sono abituati a trattare con i grandi colossi industriali. Da loro le grandi aziende sono statali oppure dipendono dalle fondazioni religiose. Ora si tratta di non sprecare queste opportunità e di saper creare collegamenti e relazioni privilegiate con Teheran. La Regione, le Camere di Commercio e le associazioni di categoria devono fare squadra e predisporre azioni per accompagnare le piccole e medie imprese marchigiane sul mercato iraniano. Il resto lo faranno il Made in Marche e la qualità dei nostri prodotti”.
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