ANCONA - L’inflazione frena la sua corsa ma i rincari continuano a farsi sentire con forza nelle tasche dei marchigiani a causa di salari a crescita pressoché zero rispetto al pre pandemia. Mentre, infatti, i prezzi generali al consumo presentano per il mese di luglio un tasso tendenziale del 5,7%, con alimentari e spese energetiche (elettricità, gas e altri combustibili) rispettivamente all’11,6% e al 10,2%, i redditi non hanno tenuto lo stesso passo.
Le retribuzioni medie lorde dei dipendenti marchigiani del settore privato hanno segnato un valore positivo ascrivibile al solo recupero delle ore lavorate dopo il blocco delle attività causato dalla pandemia.
Ad oggi, infatti, non si conoscono i prodotti inseriti nel paniere e il protocollo d’Intesa non ha previsto il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti: da chi decide il prezzo del prodotto all’origine, fino al consumatore finale. Mancando quindi una prospettiva corale su come affrontare il tema dell’aumento dei prezzi, si rischia l’attuazione di un protocollo buono sulla carta ma non efficace nella pratica e quindi non rilevante per i budget familiari dei consumatori. «Inoltre, come per il “caro – bollette” rivendichiamo la necessità di piani strutturali, non legati all’emergenza del momento: un solo trimestre anti-inflazione non è sufficiente soprattutto in previsione di un nuovo incremento del costo dell’energia e del pesante riverbero del mancato rinnovo dell’accordo sul grano da parte della Russia» concludono da Adoc. Ma al di là dell’emergenza occorre prevedere misure strutturali.
Ne è convinta Claudia Mazzucchelli, segretaria generale della Uil Marche che sottolinea «la necessità di arginare il fenomeno sempre più esteso anche nelle Marche dei “lavoratori poveri” rinnovando subito i contratti per recuperare il potere d'acquisto dei salari mangiato dall'inflazione. Ci sono 3,5 milioni di dipendenti pubblici e almeno 3 milioni di lavoratrici e lavoratori in settori importanti che attendono il rinnovo dei contratti. Abbiamo proposto al Governo di detassare gli aumenti in modo da incentivare le parti alla chiusura dei rinnovi dei contratti. Per la produttività, inoltre, abbiamo proposto di detassare totalmente la contrattazione di secondo livello. Un primo passo è stato fatto con il taglio del cuneo fiscale ma deve essere applicabile anche a redditi superiori a 25mila euro e soprattutto deve diventare stabile, basta bonus o interventi spot se vogliamo rilanciare l’economia del nostro paese servono interventi strutturali senza doverli ridiscutere ad ogni manovra».