Sette milioni di esami nel 2023 (+15%). Flavia Carle (Ars): «Spesi tutti i 9 milioni stanziati»

Sette milioni di esami nel 2023 (+15%). Flavia Carle (Ars): «Spesi tutti i 9 milioni stanziati»
Sette milioni di esami nel 2023 (+15%). Flavia Carle (Ars): «Spesi tutti i 9 milioni stanziati»
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Sabato 6 Aprile 2024, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 11:32

ANCONA Il tentativo di rimettersi in carreggiata sulle liste d’attesa non parte ora. Già nel 2022 lo Stato aveva garantito alle Regioni un tesoretto per recuperare prestazioni e interventi messi in stand by dallo tsunami Covid. Ma i 12 milioni di euro destinati alle Marche erano stati spesi solo in minima parte per questa finalità: il grosso era andato all’acquisto di farmaci innovativi anti-tumorali. Poi l’inversione di marcia l’anno successivo: «Nel 2023 le risorse ammontavano a 9 milioni di euro – ricorda l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini - e sono state completamente spese per recuperare 128.374 prestazioni ambulatoriali - più del doppio di quelle previste dal Piano - 2.768 ricoveri e 12.016 screening oncologici».

Le cifre

Gli fa eco la direttrice dell’Agenzia regionale sanitaria Flavia Carle, che mette in evidenza anche un altro dato: «Nel 2023 le richieste sono aumentate del 15% rispetto al 2019».

Un’impennata fisiologica dopo la stasi legata alla pandemia. «Il Sistema sanitario regionale è riuscito a garantire oltre 7 milioni di prestazioni, esclusi s laboratori analisi. Se aggiungiamo anche gli esami del sangue arriviamo a quasi 30 milioni di prestazioni. Considerando che siamo 1,5 milioni di abitanti, basta fare le proporzioni», fa di conto Carle. E nel 2024 dovranno essere garantiti numeri anche più importanti, così da rispettare i tempi di erogazione in base alla priorità di tutte le prestazioni previste dal Piano nazionale per il governo delle liste di attesa (Pngla, che prescrive il 90% di prestazioni erogate nei tempi). Non tutte le prestazioni, tuttavia, «devono essere garantite nei termini dettati dal Ministero», divide i pani e i pesci Saltamartini. Che estende il ragionamento all’organizzazione generale della presa in carico e fa un dietrofront: «Il Cup rimane unico per legge nazionale, non sarà organizzato su base provinciale. Ma - puntualizza - di fronte alla chiamata dell’utente, il Cup deve indirizzare la prestazione nel territorio di residenza dell’utente». E se al momento della chiamata la prenotazione non può essere garantita, spetta al Cup prendere in carico la richiesta del paziente e richiamarlo appena si libera un posto. «C’è però un equivoco: le prestazioni che godono di questo sistema garantito sono 69, quelle del Pngla. Non rientrano tra queste, per esempio, le visite di controllo: spetta all’ospedale che ha in carico il paziente garantirle», mette i puntini sulle i Saltamartini. Ma ancora in troppi casi i cittadini si scontrano con le liste bloccate e l’impossibilità di prenotare. Una stortura - anche per la legge - da sanare in fretta.

m. m.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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