Nuovo test per i futuri dottori, il preside di Medicina Silvestrini non ha dubbi: «Numero chiuso? Serve eccome»

Nuovo test per i futuri dottori, il preside di Medicina Silvestrini non ha dubbi: «Numero chiuso? Serve eccome»
Nuovo test per i futuri dottori, il preside di Medicina Silvestrini non ha dubbi: «Numero chiuso? Serve eccome»
di Antonio Pio Guerra
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Venerdì 14 Aprile 2023, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 15:28

ANCONA «Le carenze non sono soltanto quantitative ma anche qualitative». Mentre lo spettro della paralisi di ospedali e ambulatori agita i vertici della sanità marchigiana, nel dibattito sulla cronica carenza di medici che affligge il sistema sanitario è intervenuto anche Mauro Silvestrini, preside di Medicina alla Politecnica delle Marche. Lo ha fatto proprio mentre migliaia di giovanissimi in tutta Italia stavano sostenendo il Tolc-Med, l’ultima evoluzione del temuto test di Medicina. Soltanto all’Univpm ci proveranno in 1.300 anche se in palio ci sono appena 275 posti.

La domanda

Come ogni anno torna dunque attuale l’atavica domanda: serve davvero il numero chiuso a Medicina? Per Silvestrini, la risposta è sì. «Tiene conto delle esigenze necessarie per una didattica adeguata».

Ed il problema non è solo quello del numero di docenti o di posti nelle aule. Il nodo più grande è infatti quello dei tirocini: «Non possiamo invadere gli ospedali con centomila studenti che poi non riescono a fare un’esperienza adeguata» spiega il preside. «Il problema riguarda soprattutto certi settori della medicina» ricorda il professor Silvestrini a proposito della penuria di professionisti. A mancare non sono i medici in generale ma quelli specializzati in chirurgia e medicina d’urgenza. «Bisognerà affrontare la problematica nella sua complessità, prevedere degli incentivi per chi intraprende queste strade» è la sua proposta. «Stiamo pagando politiche sbagliate del passato» prosegue poi a riflettere. Un passato davvero prossimo. 

La novità

«Gli ammessi a Medicina in Italia ora sono 15mila ma è una novità introdotta un paio d’anni fa. Prima gli ammessi erano 7mila» dice Silvestrini. Ecco perché «gli effetti di questo cambiamento li vedremo fra qualche anno», quando i primi interessati dalla riforma completeranno gli studi. Di certo saranno necessari ulteriori passi in avanti. E mentre il Governo discute di un possibile incremento dei posti del 30%, una piccola rivoluzione è già avvenuta. Proprio ieri sono infatti partite le prime sessioni del Tolc-Med, la nuova formula con cui verrà d’ora in poi somministrato il test d’accesso a Medicina. Cinquanta domande secche e novanta minuti per rispondere: questi i connotati della nuova prova. 

Cosa cambia

Addio alla mal digerita cultura generale: restano sette domande di comprensione del testo e poi spazio a biologia, chimica, fisica e matematica. Resteranno invece a bocca asciutta i furbetti: ogni prova sarà diversa dall’altra per disposizione e natura dei quesiti. Ma la novità più grande è forse un’altra: «Gli studenti avranno la possibilità di tentare il test più volte» dice il preside. Quest’anno saranno due i tentativi (aprile e luglio), dal prossimo tre. E di tutte le prove completate, ai fini della graduatoria varrà soltanto quella col punteggio più alto. «Questa nuova modalità è migliore della precedente» ci confida un ragazzo appena uscito dall’aula del test. «Ci avevo già provato l’anno scorso con la vecchia formula e devo dire che stavolta mi sono trovato molto meglio» continua. Ma c’è anche chi ha le proprie riserve: «Non mi ha convinto la gestione del tempo» dice un altro candidato. Sul numero chiuso, come prevedibile, i pareri sono discordanti. «Io sono sfavorevole perché sarebbe giusto dare a tutti la possibilità di fare medicina» fa notare una ragazza. «Magari qualcuno entra e poi lascia al secondo anno, togliendo il posto ad altri che non erano passati» spiega. «La vera selezione la fa il primo anno» dice un altro riferendosi a tutti quelli che iniziano Medicina e poi desistono.

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