Marco Ferracuti (segretario generale Cisl Marche): «Bene l’occupazione, ma bassi stipendi»

Marco Ferracuti (segretario generale Cisl Marche): «Bene l’occupazione, ma bassi stipendi»
Marco Ferracuti (segretario generale Cisl Marche): «Bene l’occupazione, ma bassi stipendi»
di Edoardo Danieli
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Venerdì 15 Marzo 2024, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 12:11

Marco Ferracuti, segretario generale della Cisl Marche, qual è la fotografia della situazione economica della regione?

«Come emerge dagli ultimi dati Istat, rielaborati dall’Ufficio studi della Cisl Marche, sono positivi i dati 2023 sull’occupazione ma ci sono campanelli d’allarme su vari fronti, a partire da retribuzioni, che nelle Marche sono più basse di un paio di punti percentuali rispetto alla media nazionale, e tipologia dei contratti, con solo l’11% del totale a tempo indeterminato».

La scolarità e il genere incidono sull’occupazione?

«Sono ancora troppo elevate le percentuali di lavoratori che hanno un titolo di studio superiore a quello necessario per la mansione svolta, 30,8% (26% Italia) e dei giovani laureati costretti alla mobilità per lavorare: 7,4% (la media italiana è 2,7%).

Inoltre rimane profondo il divario tra uomini e donne occupati: 14 punti a vantaggio dei primi, con retribuzioni medie in alcuni settori inferiori di 4-600 euro».

Il report Excelsior delle Camere di commercio sulle previsioni dei fabbisogni occupazionali 2024-2028 ha delineato un quadro ben preciso. Qual è la sua opinione?

«È un altro elemento di riflessione. L’aumento delle entrate programmate si accompagna ad una crescente difficoltà di reperimento: 48,6% nel 2023 (media italiana 45,1%), 42,9% nel 2022. Oltre che particolarmente elevato nel reperimento di dirigenti (85,2%), il mismatch riguarda soprattutto operai specializzati (63,2 %), professioni tecniche (58,3%), conduttori di impianti e operai addetti ai macchinari fissi e mobili (54,4%), professioni con elevata specializzazione (56,3%)».

Quali le azioni da attuare?

«Il problema del disallineamento tra domanda e offerta richiede con urgenza politiche attive in connessione tra i sistemi dell’istruzione, della formazione e del lavoro che mettano al centro l’orientamento».

Segnali positivi, diceva, ma anche fenomeni preoccupanti?

«La precarietà dei contratti, le basse retribuzioni, la povertà in aumento. Proprio in tema di povertà registriamo per le Marche un andamento negativo: un tasso di povertà delle famiglie salito nel 2022 all’8,6% mentre nel Centro Italia è del 6,5%».

Rimedi?

«Serve un maggiore ricorso alla contrattazione aziendale, utilizzo dei fondi europei e rinnovo dei contratti dell’artigianato. Dobbiamo lavorare a un patto tra la Regione e le parti sociali che permetta di definire le priorità di un nuovo sviluppo del territorio. Obiettivo perseguibile solo partendo da una visione sistemica. Come sindacato abbiamo già avanzato una richiesta di incontro ai vertici della Regione per avviare un percorso di confronto».

Per tornare al mercato del lavoro, altre particolarità dell’attuale momento marchigiano?

«L’occupazione è al 67,4%, superiore di 6,1% punti rispetto al dato italiano e di 1,5% rispetto al Centro, la disoccupazione al 5,3%, meno 2,5 % rispetto alla media nazionale e meno 1 rispetto al Centro. Per quanto riguarda i nuovi rapporti di lavoro, l’11% dei quasi 172mila stipulati è a tempo indeterminato, il 38% a tempo determinato e a seguire un 48% in altre tipologie. Altro elemento significativo l’incidenza dei part-time che nello stesso periodo ha riguardato il 35% delle assunzioni nelle Marche di cui oltre il 60% al femminile».

Tra le note dolenti, infine, le retribuzioni.

«In base all’ultimo dato disponibile 2022 la retribuzione media nelle Marche è di 19.248 euro per 242 giornate retribuite rispetto ai 20.335 euro per 242 giornate dell’Italia e i 19.646 per 240 del centro. Ancora più visibile il divario nel comparto manifatturiero: la media marchigiana è di 23.778 euro per 272 giornate lavorative (Italia 26.835 per 275 giornate, Centro 24.667 per 272)».

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