Dottor Luca Butini, primario di Immunologia clinica a Torrette: teme una frenata sul vaccino anti Covid alla luce delle poche prenotazioni per la terza dose?
«È presto per dire che ci sarà scarsa adesione alla dose aggiuntiva contro il virus. Al momento siamo partiti con la popolazione più fragile ed il personale sanitario. Tutti gli altri hanno avviato il ciclo vaccinale da aprile. C’è tempo».
Eppure fra gli ospiti delle Rsa si fa fatica ad ottenere il consenso informato, tanto che la stessa Regione ha ammesso difficoltà nell’effettuare la profilassi di rinforzo.
«Mi stupirebbe se questo dovesse essere un fenomeno diffuso. Il richiamo periodico è implicito nella vaccinazione, qualunque essa sia. Che poi possa essere annuale oppure di 6 mesi o addirittura più lontano nel tempo, come per l’antitetanica, questo è relativo alla risposta immunitaria».
Dunque lei è favorevole alla terza dose anti Covid?
«Certamente e consiglio di farla. Il temine fissato oltre il quale diventa opportuno procedere alla profilassi è di 6 mesi e lo considero un temine ragionevole».
C’è chi ha deciso di aspettare e di vedere prima l’andamento dell’epidemia.
Già stabilito che il vaccino anti influenzale può essere inoculato assieme a quello anti Covid, giusto?
«Non esiste un motivo per non farli insieme. Il siero contro l’influenza comincia ad essere disponibile e c’è una sovrapposizione di categorie di persone per cui sono indicati entrambi i sieri. Non essendoci interferenze possono essere inoculati nello stesso momento. Come avviene, per esempio, per i vaccini nell’età infantile».
Reazioni avverse?
«Verosimilmente sempre minori, non bisogna avere timori».
E allora qual è il problema?
«Il problema è chi non ha ancora deciso di fare la prima dose e qui sì che c’è stato un rallentamento sostanziale. Chi non si è vaccinato non è spinto a farlo».
mtb
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